Anthony Pateras ‘Chasms’

(Sirr.ecords 2007)

Dopo il genialoide trio con Sean Baxter e David Brown, il duo elettro-manipolatorio con Robin Fox, e dopo la collaborazione con la Tzadik di Zorn, l’astro (più che) nascente della sperimentazione oltranzista, l’australiano Anthony Pateras, approda al primo lavoro completamente solista. Un ‘attracco’ che sopraggiunge dopo anni di meticolosa analisi attorno lo strumento prediletto: quel pianoforte preparato che invade intimamente le tre perle di “Chasms”, e che mediante le modifiche di Anthony, erge non come elemento unico, isolato, ma bensì come un insieme vibrante e policromo di differenti entità timbriche… e FISICHE!
L’interesse in Pateras per l’alterazione della fonte sonora originaria, sagomandola in qualcosa di vasto e molto percussivo, è da ricercarsi nell’orientamento nutrito per pilastri della contemporanea, quali John Cage e György Ligeti; e proprio a quest’ultimo che il nostro, nelle note interne del cd, dedica un esauriente omaggio, esponendo l’idea di raggiungere prima o poi nel proprio mood una congiunzione tra la forma-mentis del compositore ungherese e le nuove sinergie (e tecnologie) conquistate nell’era (‘ultra’) moderna. Ognuna delle composizioni scritte alla bisogna ha una precisa identità e nessuna delle tre si lega minimamente per somiglianza con le altre. La prima, Residue, è una suite dal forte retrogusto percussivo, in cui il suono del pianoforte si lascia riconoscere solo negli sporadici giochi di risonanza; metallici ed alla maniera di un grande Charlemagne Palestine. Pateras fa in modo che la sua musica dialoghi, anche in situazioni tumultuose, con i silenzi; è il caso della successiva title track, accovacciata su lenti interscambi tra sottili riverberi e minuziosi tocchi armonici (la materia) con spazi silenti (il vuoto apparente) che, in fase crescente, vengono sempre più contaminati da pulviscoli di note astratte. Uno stato ipnotico, imbastito da un continuo ‘mormorio’ di particelle percussive, si forma in Descent il quale, al contrario di quello che lascia immaginare il titolo, è un complesso strutturale in perenne e frenetica evoluzione.
Una costruzione infermabile come il genio di Pateras che speriamo prosegui sempre con maggior devozione il cammino solista.

Voto: 9

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