Stefano Giust / Daniele Pagliero ‘Mangiacranio’

(Setola Di Maiale 2007)

“Mangiacranio” è densa pioggia
metropolitana.
Gocce acide che ti entrano in bocca e ti corrodono
il palato.
Dopo l’ottimo “Ipersensity”, nuova
immersione sensoriale nel torvo scenario acustico/elettronico,
improvvisato e prodotto, dal rodato duo; Stefano Giust e
Daniele Pagliero.
Improvvisazione e composizione, aspra ed
intransigente dove, è assai arduo identificare l’acustico
dall’elettronico, una scrittura complessa dai toni accesi lasciata a
macerare in un bagno di field recordings strappati a forza dalle
viscere di Torino.
E per certo son attimi notturni quelli
incastonati sullo sfondo retinico, oppure, in alternativa, nevrotiche
rincorse (microfono in mano) all’ultimo bus notturno che non ne vuol
saper di fermarsi, scuotimento e stasi narcotica; gratta la
superficie e troverai dell’asfalto liquefatto.
Nero come pece e
fuori dal coro, battito minimal techno intriso di malsana lisergia
metropolitana, il pulsare di Scorn pietrificato in un’istante
di paura irrazionale.
Cupe vampe senza più vampe,
probabilmente un sol filo di fumo nell’orizzonte caliginoso di un
mezzogiorno estivo infuocato, più di un’ipotesi plausibile per
provar timore.
Eppur smuove, abbattimento e stordimento, estasi da
scontro fra automobilisti, a mani nude; post incidente a bassa
velocità nel traffico.
La prima traccia (tutte identificate
con combinazioni numeriche…) e torrenziale e ringhiosa; un astioso
battito incarognito immobilizzato in un’austera posa plastica.
Le
due traccie successive due subdole oasi aritmiche solcate da bagliori
narcotici speziati di oriente.
Men che ottime.
Giust che si
occupa delle percussioni elettroniche e delle tastiere, Pagliero ai
field recordings, al laptop ed al mixer, una coppia affiatatissima ed
originale, un’esibizione di ferrea tenacia nell’evitar le secche
dance del genere.
Psichedelia
maligna e rugginosa, una contemplazione sudata del via vai notturno
del traffico, cibo cinese da asporto in una mano, martello
nell’altra.
La sesta e settima traccia rifulgono di distorta luce
al neon, la prima delle due che termina con un accenno da giostra
inceppata invidiabile, la seconda da far mangiare le mani ai Boards
Of Canada
per quanto è
intrisa di umori chiaroscurali; uno spettacolo!
Low-fi elettronico
aritmicamente interiorizzato.
L’ascolto amplificato dell’attimo di
vuoto fra; il passaggio di una metro e l’altra.
Elettronica
carnale.
Stefano Giust e Daniele Pagliero.
Annotare i due nomi
prego.

Voto: 8

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