Guy Delisle ‘Pyongyang’

 

Di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

L’autore di questo volume, fumettista di professione, si trasferisce per due mesi per lavorare ad un’animazione a Pyongyang, capitale della Corea Del Nord, stato che regolarmente esce alla ribalta  agli onori e oneri della cronaca internazionale. E al suo ritorno racconta quello che ha vissuto in un diario reportage a fumetti pubblicato per l’editrice Fusi Orari. Ne viene fuori un ritratto divertente, ma al tempo stesso talmente surreale da risultare drammaticamente tragico della città e della nazione nordcoreana che ha dell’incredibile, un ritratto che come dice l’autore, ricalca quasi letteralmente mondi di orwelliana memoria. Una città dove si vive nel culto continuo e sempiterno della statua del leader e padre della nazione, Kim Il-Sung, defunto ma ancora ben presente nella vita e nella quotidianità cittadina in forma di immensa statua torreggiante al centro della città e di ritratto, riveduto e corretto, posizionato accanto a quello del figlio, in ogni stanza di ogni palazzo cittadino. Una città e una nazione praticamente ai limiti dell’isolamento totale dal resto del mondo, una città dove non c’è internet e i canali di comunicazione sono sotto strettissimo controllo. Una città capitale di un paese dove più della metà della popolazione vive nelle campagne in condizioni disumane senza cibo a sufficienza ma indottrinati dalla propaganda che continuamente inculca loro i principi del leader. Una città dove i pochissimi stranieri ospitati sono seguiti passo passo dalle guide ufficiali, per impedire loro di avere contatti spiacevoli con la popolazione. Popolazione che vive la quotidianità notturna senza luci, tranne i fari delle automobili che driblano i passanti al buio e tranne quelle usate per illuminare la statua  del leader. Surreale la scena dove  ad un certo punto l’autore passeggia da solo eludendo la sorveglianza della guida e si accorge di essere invisibile agli occhi dei passanti, per la paura che un contatto da parte loro possa mandare tutta la famiglia in uno dei campi di rieducazione presenti nella nazione, ufficialmente non esistenti. Concludendo si può dire che  il volume è una prova riuscita di reportage-graphic novel, ergo=consigliato.