Jérôme Bourdellon / Thomas Buckner ‘Totem’


(Mutable Music 2006)

Agosto 2005, in occasione del compleanno dello scultore ed amico,
Alain Kirili, il vocalist Thomas Buckner,
ed il flautista Jérôme
Bourdellon
,
si danno appuntamento nello studio dell’artista, è un regalo
quel che stanno facendo, di fronte al gruppo scultoreo “Totem”;
eseguono e registrano questa serie di riuscitissime
improvvisazioni.
Il connubio fra i tre è una costante che
si tramanda nel tempo; condividendo performance ed installazioni
comuni.
Questo è un vero e proprio omaggio all’arte di
Kirili.
Il gruppo scultoreo viene utilizzato come musa ispiratrice
e come occasionale elemento percussivo, i due musicisti, scelgono la
strada di un’improvvisazione parzialmente radicale, si opta per un
approccio largo, una sovrapposizione di elementi mai fini a a
se stessi od eccessivamente urticanti; una immersione in profondità;
fra l’onirico ed il visionario.
L’esperienza di Bourdellon e
Buckner è fuori discussione, il primo, costantemente impegnato
nella stesura di soli, colonne sonore per danza e teatro, produzioni
al limite del possibile che includono strane locazioni ed elementi
strumentali a dir poco bizzarri (biciclette, automobili;
rollerblades.), Buckner dal canto suo è performer, produttore (la Mutable è affar suo);
promoter.
Una carriera quella del baritono che lo vede al fianco
di nomi illustri, Robert Ashley, Roscoe Mitchell, Alvin
Lucier
, Annea Lockwood, Phill Niblock; Deep
Listening Band.
Una carriera all’insegna di una qualità
sopraffina.
Ora: il lavoro in questione.
Intimorisce
all’approccio (ed al concetto), flauto, voce e sculture, potrebbe
rivelarsi una sola clamorosa; la realtà dei fatti ci
smentisce piacevolmente.
Nessun tremare di polsi all’ascolto,
sette movimenti surreali che si susseguono ispirati e leggeri sulle
ali di un altissima coesione strutturale.
Generale atmosfera
tendente all’incanto, asperità sottotraccia quasi del tutto
assenti, un panorama desolato pulsante che sembra inglobare e
tramutare in strumento senza alcuno sforzo l’aria stessa presente
nella stanza.
Nei vocalizzi di Buckner si materializzano richiami
ultrasonici di piccoli, microscopici mammiferi in amore, Boudellon
conduce le danze con il suo flauto (e lo shakuhachi) lungo
traiettorie che lambiscono indistintamente classica; jazz e
contemporanea.
Una parata evocativa da sogno leggermente
disturbato che scorre suadente, nessun evento cataclismatico
all’orizzonte, un unico, deciso ed ispirato; omaggio creativo alla
visione ed al suo concetto.
Che poi è quel che si
rivela essere questo ispirato cd.
Una visione per
l’appunto.
Consigliatissimo per chi non ha dimestichezza con il
genere.
Per gli amanti; un’occasione preziosa per farsi del bene.

Voto: 8

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