Concetto Vecchio ‘Ali di piombo’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Roberto Pazzi

robpaz@libero.it

 

CONCETTO VECCHIO – Ali di piombo
(Il 1977, trent’anni dopo. Lotte di piazza e vittime innocenti. Le radio libere, la piaga dell’eroina, il terrorismo. La cronaca, i documenti, le testimonianze)
BUR – Collana “Futuro/Passato” – 2007 – 281 p. € 9,40

E’ sempre un’ottima abitudine, prima di scegliere un saggio, dare un’occhiata all’indice dei nomi in fondo. Spesso, per chi come il me è amante della storia contemporanea ed era troppo giovane all’epoca dei fatti, si scorgono riferimenti a persone che si ricorda citati da piccoli dai telegiornali alla tv: Francesco Lorusso, Patrizio Peci, Carlo Casalegno, etc. Istantanee sfocate di un periodo fondamentalmente amaro – moltissime ombre e poche luci – dell’Italia di qualche decennio fa.
Quest’anno poi si “festeggia” il trentennale del “mitico” (forse perché entrato nella coscienza sociale e personale di molti) 1977. E di questo parla anche l’ultimo libro di Concetto Vecchio, giovane giornalista catanese, già autore per la stessa interessante collana “Futuro/Passato” di una storia “semplice” e non apologetica dell’avventura della facoltà di Sociologia di Trento, negli anni della contestazione giovanile del ’68.
Un libro scritto con stile asciutto e giornalistico, periodare breve ed essenziale. Un libro che attraverso le voci dei protagonisti di allora (ora anche personaggi influenti, affermati giornalisti o professionisti di fama), oltre che informare riesce anche ad emozionare per la “verità” degli avvenimenti raccontati.
I vari capitoli, tutti collegati da un evidente filo rosso, parlano di quell’anno “maledetto” e di tutto quello che ruotava intorno (giornalisti e magistrati nel mirino, la voglia di esprimersi in tutta libertà, la “giustizia proletaria”, etc.).
Anche attraverso le voci dei protagonisti involontari di allora, rivivono le lotte di piazza dei disoccupati e degli studenti, gli scioperi degli operai, l’esperienza unica ed iconoclasta di Radio Alice (prima radio libera d’Italia). Ma anche l’esperienza tragica dell’eroina e la deriva autodistruttiva del terrorismo (che purtroppo si riaffaccia proprio in questi mesi).
Un libro per chi in quegli anni non c’era o era troppo giovane, per cercare di capire cosa abbia spinto un’intera generazione a contestare un sistema “marcio” fino ad arrivare, per una parte significativa di essa, alla scelta criminale (e non tanto isolata) della lotta armata.