Dorit Chrysler, Mico, Iris, Monotekktoni ‘4 Women No Cry Vol. 2’

(Monika Enterprise/Wide 2006)

Secondo appuntamento con “4 Women No Cry”, compilation edita dalla Monika Enterprise con lo scopo di portare all’attenzione del pubblico artiste provenienti dai quattro angoli del globo terrestre. La raccolta, curata da Gudron Gut, vede stavolta protagoniste Dorit Chrysler (nata in Austria ma attiva a New York), Mico (originaria del Giappone ma di stanza a Londra), la berlinese Tonia Reeh (aka Monotekktoni) e Iris, da Barcellona.
Le sedici tracce che compongono il disco sono tutte all’insegna della sperimentazione elettronica: non manca qualche spunto interessante, ma nel complesso l’ascolto non rivela alcunché di nuovo o di originale. Si comincia con i cinque pezzi di Dorit Chrysler, che le note stampa a nostra disposizione ci informano essere virtuosa del theremin, nonché attiva come artista-spalla ai concerti di gente come Dinosaur Jr., Blonde Redhead, Marilyn Manson e Echo & The Bunnymen. La sua elettronica è contesta tra delicati walzer (Spring Breeze), atmosfere oniriche e spaziali (Satellite, condita di sospiri, voci manipolate ed un beat discreto), tremolii spettrali (My Sweet Chimera) e angosce notturne (Animoso). Niente di malvagio, per carità, ma l’originalità dov’è?
Le cose si fanno più interessanti con la giapponese Mico, artista che propone tre tracce, Signal Found, After Rain e Fruit Tree, caratterizzate da un elettronica scarna, snella, dall’andamento frantumato, spezzato, con occasionali lampi etno e momenti più suadenti. E’ forse l’act più interessante della raccolta.
Monotekktoni, invece, è il nome dietro cui si cela Tonia Reeh, esponente dell’underground berlinese, che registra la sua musica grazie all’aiuto di un dispositivo a quattro piste, samplers, sinths ed effetti assortiti. Tra le quattro tracce che propone, svetta soprattutto l’aggressività punk di Hands Up: No Cry è un sinth-pop senza né infamia né lode, Operation è ipnotica e Pappelin ha le sembianze di una specie di atto di contrizione per piano, voce e rumori elettronici, che in certi passaggi iniziali richiama alla memoria i Blue Nile più minimalisti e notturni.
Chiude il full di donne la spagnola Iris, che propone quattro pezzi all’insegna di un garbato omaggio all’eroina dell’elettronica moderna, Bjork, e con lei si chiude anche questa compilation, lavoro discreto, ma tutt’altro che trascendentale.

Voto: 6

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