Pecksniff ‘Honey, You’ Re Murdering Me’


(Black Candy/Audioglobe 2006)

Stupore. Incredulità. Smascellamento. Guardando le note biografiche uno si immagina Stati Uniti, un altro gruppo fenomeno dal Canada o dall’Australia, l’ennesima next big thing britannica ma mai Parma, pianura padana, Italia.
Il sestetto parmense -parmigiano?- al quarto lavoro su lunga distanza dopo l’esordio autoprodotto (2001), ‘Elementary Watson’ (2003) e ‘The Book Of Stanley Creep’ (2004) fa centro pieno con un sound freschissimo e spumeggiante che odora di indie rock anno 97, un’ottima annata non ci sono dubbi, quando giocano a fare i ‘cattivi'( I Learn The Love nei coretti for example ) e lo fi pop dai ritornelli killer (l’iniziale Little Bird: battimani, doppie vocals-marchio di fabbrica dei Pecksniff-, ti si stampa nel cervelletto e non ti abbandona più) o quando rendono il tutto zuccheroso in Secret Hotch Potch con i Belle And Sebastian nel cuore sperduti al parco giochi Architecture In Helsinki.
Wonder Boy/Monster Land con le sue soavi note fa venir voglia di cantare sotto la pioggia e ritornare e casa fradici confusi e felici. Shiner dimostra, se ce ne fosse bisogno, che Clap Your Hands Say Yeah e Wolf Parade non sono poi così inarrivabili con trascinanti tastierine (che fanno venire in mente anche i nostrani Ex-Otago ), chitarra obliqua, cantato ‘ubriaco’.
Diventano dolcissimi, acustici e introspettivi in Water & Whiskey ma poi fanno risplendere nuovamente un sole accecante in You May Kiss The Bride dove immediatezza e spensieratezza si fondono alla perfezione e in questo saliscendi emozionale tornano a ‘incupirsi’ con Yellow Wood ( dal fantastico finale in crescendo ).
Non c’è tempo per riprendersi, per pensare, tutto scorre veloce, non c’è tempo per trovarsi storditi da un ritornello che subito ne arriva un altro ancora più memorabile (The Valley Of Broken Souls) dove vanno a passeggio con gli Architecture. Si chiude ovviamente in bellezza con Funny Lips che mantiene le coordinate già elencate per esplodere in un finale da brivido tutto distorsioni che ci fa tornare di nuovo al magico 1997 quando il verbo indie imperversava.
Incastonare undici perle arrangiate superbamente non è cosa da tutti i giorni ed è bello farsi sorprendere in un freddo pomeriggio autunnale quando tutto si ingrigisce da un lavoro coloratissimo e sgargiante…
…It’s a Wonderful Life??

Voto: 9

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Autore: leonardzelig@tiscali.it