Painting Petals On Planet Ghost ‘Painting Petals On Planet Ghost’


(Time-Lag 2006)

Le note risuonano nel vuoto; peso consistenza e dimensione un
fattore secondario trascurabile.
Cinque cristalli di neve intrappolati in un barattolo di vetro, lo
stupore di una giornata di sole invernale, il vento freddo che ti
sferza il viso ed il cielo più azzurro dell’azzurro sopra.
Sono i My Cat Is An Alien con
l’aggiunta della flautata voce di Ramona Ponzini che
snocciola tenui
strofe in giapponese
e non ci puoi (vuoi) proprio credere; fragili pensieri captati
(carpiti) dall’incanto di un bosco al tramonto forse.
Acustiche divagazioni rituali
sommesse che spiccano il volo verso il sole, tanto veloci ed
inafferrabili che l’occhio quasi a fatica ne percepisce il movimento.
Tutto è raccolto ed
intimo, nulla e d’impaccio, l’elettricità sfrigolante un
ricordo; una percezione sfocata sullo sfondo.
Un piano giocattolo, chitarre
acustiche, piccole campane ed un accordion a svelare (seguire) le
pulsazioni del cuore.
Incanto infinito, pagine intense che
emanano inebrianti sentori di Popol Vuh e Blithe Sons,
le “Cartoline” di Annie Proulx e
le “Correzioni” di Jonathan Franzen che
giacciono in un angolo emanando dolorosa luce.
Odore di legno umido in queste note,
Townes Van Zandt immerso nell’ombra che (idealmente) sorride
ammirato.
Dentro queste note rarefatte si
respira la stessa aria delle prime pagine di “Vicolo Cannery”;
lo stesso rumore di anime in movimento.
Dallo spazio esterno allo spazio
interno; tutto appare di un bianco accecante.
Semplicemente commoventi esploratori
dell’intimo.
Un obbligo.

Voto: 8

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