Fabio Orsi ‘Osci’

(LP Small Voices 2005)

“Osci è un buco profondo scavato nel terreno dell’amata-odiata musica tradizionale. Rappresenta la volontà di strappare le radici e osservarle da prospettive insolite, con lenti deformanti sotto luci colorate. Osci non ha niente a che spartire con l’arte, piuttosto somiglia a una zappa. […] In Osci si parla la lingua dei grilli e delle formiche. Il tempo non esiste.”
Nulla meglio di queste parole può spiegare il senso dell’ennesimo lavoro di Fabio Orsi (noto anche come fAB) intitolato “Osci”, stavolta uscita ufficiale su vinile per la Small Voices. Allegate al disco tre belle cartoline d’epoca in un bianco e nero sfocato ed etereo, ed è sul retro di queste che troviamo l’introduzione riportata sopra; due lunghe suite di 18 minuti ciascuna, una per facciata, veri e propri collage di sensazioni sonore in cui modernità e tradizione si fondono come plasma sospeso nello spazio, pronto a prendere la tangente dal pianeta Terra per narrare a universi lontani la storia di una cultura particolarissima, quella pugliese, fatta di sagre paesane, feste, canti e balli tradizionali, momenti di spensieratezza e divertimento dunque, ma anche di spiritualità e pace, siano quelle di una casa con tutti i rituali della famiglia che la abita, o quella di una chiesa, con la religione motore e freno al tempo stesso della quotidianità.
Fabio Orsi non fa altro che andare a campionare dal vivo, a catturare frammenti di questa cultura e quindi a inserli in composizioni di pura elettronica ambient, fatta di laptop, chitarre ed altro ancora, rielaborando infine il tutto con tecniche interamente digitali: la modernità dunque, l’altro componente di questa perfetta miscela binaria.
Le due tracce andrebbero in realtà considerate come una suddivisione, forzata dal formato del vinile, di un unico continuum di suono in cui le suggestioni si scavalcano l’un l’altra in una sorta di lento ma perpetuo mutamento: sogna l’ascoltatore, è assente. Si annullano il peso e l’età, “Il tempo non esiste”. Ritorna feto nel grembo materno, pronto a rinascere, ai giorni d’oggi, nell’Ottocento, in un futuro inimmaginabile o in un’altra galassia, dopo i trentasei minuti del viaggio cosmico di “Osci”.
Fabio Orsi non fallisce un colpo.

Voto: 8

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Autore: alealeale82@yahoo.it