Ergo Phizmiz ‘Concentrate On The Brass’

(Ergo Phizmiz 2005)

Party music. Strabordante, eccessiva,
incontinente come un infante che non riesce ancora a controllare i
bisogni del proprio corpo. Ergo Phizmiz è un piccolo genietto
folle nel suo campo. Campo del quale solitamente mi interessa ben
poco, ma bisogna riconoscere all’uomo i suoi giusti meriti.
Iperproduttivo e inarrestabile, avendo inondato il mercato con decine
e decine di cd-r, malato di plunderphonics acuta e collagismo
isterico, propone in questo dischetto un autentico carnevale
stroboscobico di suoni. Techno, exotica, lounge, drill’n’bass, funk,
cartoon music, umori Waitsiani e ovviamente, come da titolo, tanti
fiati, con trombe, trombette e tromboni sempre in agguato. Il tutto
servito in un mix che non fa prigionieri e non ammette alcun diritto
di replica. All’inizio magari lo si odia, ma dopo un po’ è
facile sorprendersi ad ondeggiare a ritmo come uno scemo e a pensare
ai devastanti effetti psicomotori che un tale cd potrebbe provocare
se usato nella serata giusta con la gente giusta. Detto questo, sarebbe assolutamente
riduttivo e miope pensare che questa é musica buona solo per
muovere qualche culo, perché sotto le vesti giocose si agita
uno spirito autenticamente iconoclasta e sperimentale, che sa tenersi
distante mille miglia da qualsiasi forma di banalità. Non ci
vuole molto a convincersene, basta scegliere un paio di brani più
o meno a caso. Ad esempio il fantastico gioco cut’n’paste di
Blown At Waterloo
che assembla con gusto dada, rumori concreti,
effetti percussivi caracollanti, cornamuse, cupi residui fiatistici,
per un effetto ossessivo e surreale che suonerebbe benissimo alla
festa di compleanno di Steve Stapleton; il continuamente rimandato
climax Wagneriano seguito da malinconiche riflessioni jazz su
campionamenti di voci dialoganti e uccelli di Pump,
l’inarrestabile martellare di Mucky Brass che risucchia
una miriade di fonti musicali e non (sentire quello che sembra un
frammento cinematografico mandato in loop) per trasformarli in ritmo
e che finisce in una lancinante distorsione. Divertente, ma non solo.
Postmodernismo all’ennesima potenza.

Voto: 7

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