Carnifull Trio ‘Modamare’

(Riotmaker/Wide 2006)

Luka Carnifull è un nome che ricorre spesso e volentieri nel mondo e nelle produzioni della Riotmaker: per esempio, sia come “metà” dei Fare Soldi (non ci stancheremo mai di raccomandare il loro “One Nation Under A Grande Cassa”) che come compagno di strada degli Amari. In parallelo friulano, pure Andrea Sambucco lo ringrazia sentitamente ne “La stagione del Beltempo”. Non si è negato una esperienza solista (“Furillo”), nel 2001; l’anno prima aveva pubblicato un EP con il Carnifull Trio, “Bellagente e.p.”. A sei anni di distanza, quel progetto ritorna con/in “Modamare”: ad accompagnare Luka – che si destreggia valorosamente tra chitarre acustiche ed elettriche, sintetizzatori e campionamenti, cantando pure – sono Jama alle percussioni acustiche ed elettroniche e Ale alla batteria (tutti e due di finezza non comune). Santana Pasta degli Amari, sodale nei sunnominati Fare Soldi, collabora alla produzione e all’artwork del CD: amici sparsi fanno suonare meglio alcuni dei nove pezzi dell’album. Non manca Leo “Fresco” Beccafichi, del Sound Studio Service di Città di Castello – già collaboratore di altre realtà Riotmaker – a registrare (assieme a Tommaso “Goro” Gori) e “mixare” e fotografare.
“Modamare” inizia con lo strumentale Perché le ragazze dicono no, serio nonostante il titolo ironico nella migliore tradizione della label: il ricco apparato percussivo sostiene la chitarra aggressiva di Luka. Sullo sfondo gli interventi dei tasti di Marcopiano degli Amari. 43140 è cantata dal misterioso SiL e si assesta sul “mood” prevalente del CD, ovvero un “soul-pop” molto secondi Ottanta – per fare due nomi, Chic e Style Council, che ritornano soprattutto in L’amore prima di Internet – addizionato da chitarre sovente ad alto volume (l’altro strumentale Kissinger). I ritmi sono raffinati, ma robusti (Cold Pizza, un “song” tipo Fare Soldi con un notevole lavoro di batteria), pure se le battute non sono frenetiche. Come già accennato, ad introdurre un elemento di “indisciplina” è il timbro chitarristico del capogruppo, che passano da distorsioni non ovvie al lavorio “funky” stile David Byrne/Jerry Harrison (magari nello stesso pezzo, Giostyle vs Tupperware, arricchito pure dal piano di Marcopiano e dall’altro “amaro” Cero al vocoder). Naturalmente non mancano gli inserti vocali “spuri” tratti da chissà dove (Subliminal Heavy Metal, l’inizio di Song For Guido, che poi si dissolve nella virtuosa Pippol, con voce femminile annessa).
In tre parole: classe ed eleganza ed ironia.

Voto: 7

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