Great Crusades ‘Four Thirty’

(Glitterhouse Records/Venus 2006)

Che cos’è questo? Hard blues urbano cantato con voce sporca e suonato come cristo comanda. Dai Great Crusades – dei Midwestern Gangstern secondo la definizione del grande Greil Marcus – non aspettatevi grandi raffinatezze, qui si parla di vicoli oscuri e alberghi di infima categoria sul lato selvaggio della strada. Eppure nonostante il suono sporco si capisce che la band non ha solo energia da vendere ma anche qualità tecniche non indifferenti. Tastiere e archi si coniugano perfettamente alle chitarre elettriche.
Colpisce innanzitutto la copertina: quattro brutti ceffi in giacca e cravatta scura, stile appunto gangster anni trenta. Quanto ai testi sono un campionario di letteratura musicale e letteratura tout court a stelle e strisce. Si citano Rory Gallagher e Otis Rush, Van Morrison e Bo Diddley, highways sconfinate e drink sul bancone di un locale polveroso. Su un piano musicale traspare la volontà della band di catturare su disco l’energia dei loro live shows.
‘Four thirty’, nome di un vecchio bar di Chicago, è la quinta opera del quartetto guidato da Brain Krumm e attivo sin dal 1998.

Voto: 7

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Autore: s.sparapani@fastnet.it