Jgrzinich ‘Insular Regions’

(Sirr-ecords/Fringes 2005)

John Grzinich (aka Jgrzinich) è un autentico outsider / enfant prodige della scena elettro-acustica audio visiva e lo svela il suo curriculum, munito di progetti e collaborazioni con etichette specializzate, della stazza di Pale-Disc, Digital Narcis, Staalplaat, Intransitive Recordings, Cloud of Statics, Orogenetics…
Questo lavoro si struttura sulla evoluzione / mutazione – a ritmo catartico – di due suite, la prima appena confinante con i 20 minuti, la seconda poggiata su tempi più dilatati, ancorati attorno i 40 e oltre…
La trama, o meglio l’ispirazione scesa incontro al compositore risale dalla sua esperienza, avuta per circa un anno, come residente nel piccolo centro di Mooste: un villaggio rurale di circa 400 anime, situato nel sudest dell’Estonia.
Come mai, un artista statunitense si trova distante migliaia di chilometri dalla propria casa?… e perché?
Beh… al contrario di come si potrebbe intuire, non è direttamente dalla musica che sorge il ‘primo contatto’ tra l’artista e il luogo di residenza, ma dalla collaborazione aperta da Grzinich, già da tempo, con i tipi della MoKS: un’organizzazione locale, nata dall’iniziativa di Evelyn Muursepp e Maia Moller, per seguire l’intento di diffondere e introdurre forme di attività creativa nel piccolo centro, alquanto dimenticato e sprovvisto, sino ad allora, di simili manifestazioni.
Da allora, pian piano, sono cominciati a fluire dentro le mura del paese una cospicua rete di artisti, per via anche della creazione di un simposio artistico annuale, battezzato PostsovkhoZ; e nel quale si vede interessato proprio John per la figura di conduttore di un media-lab con la gente di Mooste.
Cosa troviamo dentro le mura di “Insular Regions” sono . 27 : n 58 2 e ..second portal, due lunghe emozioni (personali & musicali) collaudate e trascritte sotto forma di sinfonia concreta: field recordings presi in prestito-rubati dalla vita quotidiana e dai pochi respiri di questo borgo. Per la precisione ad essere campionati, per fluttuare come forma ibrida dentro le suite, sono i suoni catturati da un vecchio capannone agricolo, da un serbatoio per il gasolio abbandonato, di una residenza estiva per studenti, della foresta, di un capannone in metallo e del lago. Le registrazioni riguardano siti situati, sia dentro il centro del villaggio, sia nelle sue prossimità e diverse sono state le stagioni che hanno accompagnato il periodo di lavoro.
Cosa resta da dire?
Di sicuro, a scorrere davanti è un’altra grande uscita nata dalle sapienti mani della SIRR. Ottima qualità e stile raffinato nel selezionare, ancora una volta, un nome di rilevo, tutto da conoscere, nel mastodontico e seducente campo dei micro-suoni.
Un disco, “Insular Regions”, che per i tessuti oscuri, messi da filtro ai suoni campionati, piacerebbe non poco ai vicini Kar per la sintonia nell’intendere e vivere i suoni in profondità.

Voto: 8

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