Jason Kahn “Sihl”

(Sirr-ecords/Fringes 2005)

Anche se oramai sono diversi anni che la sua presenza è più che costante, Jason Kahn è riuscito ad inseguire e condurre un’affannosa analisi, volta allo sviluppo del micro-environment sonoro, contagiato con effetto da soluzioni radicali e da scenografie musicali, intrepidamente, spartane. La bravura si è riscontrata nell’equilibrio, mostrato dal percussionista americano, nel non inciampare mai dentro le strette morse di un discorso-monotematico, privo di emozioni e purtroppo non-assente in simili ambienti di lavoro.
Dall’approccio semi-classico alla batteria – mutato già in qualcosa di ‘diverso’ dai tempi del duo Repeat con Toshi Nakamura – si è aperto un varco in cui la visione per i drones, per la percussione-alterazione dei metalli e per le tecnologie digitali – i synth, ad esempio – hanno dato forma ad una identità, sempre più congeniale al mood dell’artista. Jason Kahn acquista nel tempo il gusto e l’idea del suono-snello e impalpabile, seguendo le orme aperte poco prima dal vicino Günter Müller. Credo che per la maggior parte dei lettori non sia certo una novità quella che Kahn si sia trasferito, già da parecchi anni, presso la fredda Zurigo e abbia, proprio da lì, avviato una personale metamorfosi ‘oltranzista’, nel modo di vivere ed intendere il suono e le note.
Per i tipi della SIRR avevamo già visto licenziare un altro cd solista, “Miramar”, attorno il 2004 ed eravamo rimasti – particolarmente il sottoscritto – colpiti dalle bassissime modulazioni di tono. Registrazioni live di sole percussioni ed un synth analogico, operate direttamente nel proprio studio di Zurigo, vanno a comporre questo “Sihl”; il cui titolo, va detto, è preso in prestito dal fiume, sito nelle prossimità del luogo di registrazione.
Non conosco in toto l’opera del meticoloso batterista, ma se non vado errando, sono stati sempre pochi i riferimenti geografici, come motivo d’ispirazione nel lavoro di Kahn; forse, possiamo appellarci solo al passato cd per la Rossbin, “Songs For Nicolas Ross” che vedeva la creazione di veri e propri brani con il solo ausilio di registrazioni ambientali e/o quotidiane pure.
In un caso come questo il sound che si forma custodisce una sua purezza, ma i lineamenti ancor più individuali, ne accrescono la componente spirituale…
Del resto, il buon gusto per un’estetica dell’essenziale, congeniale ad un autentico spirito zen, si scruta sin dalle forme geometriche, nette e chiare, riempite da tiepide pennellate di acquerello nella cover.
In definitiva: 12 saggi di lucente e pungente (new) ambient isolazionista al vostro servizio.

*E’ possibile leggere una recensione di “Songs For Nicolas Ross” e “Miramar”, andando a consultare l’archivio generale della recensioni della webzine Sands-Zine.

Voto: 8

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