Edith Frost ‘It’s a game’

 

(Drag City/Wide, 2005)

Si sentiva proprio l’esigenza di
un disco all’insegna del cantautorato indie femminile e per fortuna ci pensa questo
delizioso lavoro di Edith Frost, originaria di San Antonio (Texas), in passato
in compagnia di alcuni dei maggiori protagonisti della scena
avant-rock quali Gastr Del Sol, Eleventh Dream Day,
Sea And Cake e Royal Trux. Un lavoro dolcissimo che combina gli aspetti più
delicati delle folk songs di Will Oldham e il classicismo di Joni Mitchell con quella malinconia
da cameretta adolescenziale dei primi Belle & Sebastian, il
tutto amalgamato da una sensibilità pop mai sopra le righe, ma
sempre misurata, quasi sussurata. L’assedio emotivo è
immediato già a partire dal primo brano Emergency , con quel lavoro di chitarra così gentile
e quelle note di piano semplici ed essenziali, ma lasciate cadere
come soffici fiocchi di neve, che tingono di candore l’intera
struttura musicale su cui Edith adagia la sua bella voce e costruisce un
refrain dal quale risulta difficile separarsi. Le raffinatezze degli
arrangiamenti, delle piccole ghiottonerie musicali a colorare i brani sono una costante di tutto il disco, come ad esempio la batteria
spazzolata, l’organo sottilmente circense, e la chitarra twang
della title-track, i passi felpati del basso di My Lover Won’t
Call
, i cori sospirati di Stars Fading. Breve menzione
anche per i testi, così intimi, quasi imbarazzanti nel mettere
a nudo la personalità dell’autrice e le sue riflessioni
agrodolci sull’amore con le sue gioie, ma soprattutto inganni e
aspettative non corrisposte che emergono da passi quali “what’s
the use of trying again when you’re only going to break my heart?”,
“I don’t know why you don’t want to spend my life with me”, “you
gonna forgive me or is it that too much to ask I just wanna love
you?”
o “please
keep calling me. can i pierce the armor? can i crack the shell? I
have no idea if your heart is meltable”.
Lo
so, forse suona tutto sdolcinato e piagnucoloso, ma alla fine riesco
solo a provare tenerezza per la Frost (a vedere il suo blog sembra veramente un bel tipino) e piacere per questa
manciata di (ottime) canzoni che scaldano il cuore. Forse come dice
lei “my heart is too sentimental”.

Voto: 7

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