Marco Parente ‘Neve Ridens’

(Mescal/Sony 2005)

Dopo aver militato nelle fila degli Otto P’ Notri e vantato collaborazioni in qualita’ di arrangiatore e turnista, prima alla batteria con Andrea Cimenti e quindi con i “padrini” C.S.I. (una fugace comparsata alle percussioni in Ko De Mondo e seguente partecipazione alle sessioni di Linea Gotica), Marco Parente esordiva in solitaria nel 1997, inglobato al settimo volume della raccolta denominata ‘Taccuini’ e sottotitolata Collana di musica aliena, curata dal Consorzio Produttori Indipendenti e Andrea Chiesi, pittore addetto alle inquietanti copertine.
Mai intestazione fu tanto calzante quanto profetica per il “nostro caro” Marco, che da otto anni propone il suo stile con buoni riscontri di critica e quel che piu’ importa di pubblico.
‘Neve Ridens’, come appena detto, non si sottrae dal concetto di opera diversa, alternativa agli standard, interpretando sfoghi d ‘autore lucidissimi, dove l’artefice si/ci racconta attraverso liriche ricercate e raffinate la balorda quotidianità e la relativa deriva dei valori; d’inaridimento climatico e sentimentale, soffermandosi a declamare l’ amore nella maniera più pura ed innocente ne Un Tempio, brano dal fascino retrò più convenzionale in un lotto travagliato.
L’ inquietudine che aleggia nei testi e nelle interpretazioni vocali, si riflettono negli arrangiamenti, dove le misurate aperture e gli esigui spunti melodici donano il respiro dopo intricate apnee umorali, confermando coerenza ed integrità artistica invidiabili, rivalutando il prestigio della nostra scuola cantautorale, da tempo priva di talenti capaci di far propri gli insegnamenti di Fossati, De Andrè e pochi altri.

Voto: 8

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Autore: danielecintio@hotmail.it