Zu ‘The Way Of Animal Power’


(Xeng/Wide 2005)

Provenienti dall’esperienza del collettivo Ardecore che ha sapientemente ricreato la tradizione degli stornelli romani in chiave tex-mex/folk/blues, gli Zu ritornano in sala di incisione e sfoderano questo asso nascosto nella custodia del basso. Assoldano il loro amico Fred Lonberg-Holm al violoncello e incidono per la nascente ma agguerrita etichetta di Cesena, Xeng che lascia loro mano e suono libero in campo. La miscela musicale cambia costantemente gli ingredienti per la preparazione della polpa che, ne avevamo avuto sentore nell’altro disco ‘Radiale’ dove si avvertiva la tendenza a colorare le loro partiture jazzcore di sana propensione free/funky, in questo ‘The Way Of Animal Power’ risulta progressivamente protesa verso una matrice di derivazione math/hard/minimal/core. Il suono che il magico collettivo riesce a far uscire dai suoi strumenti non mostra sbavature né eccedenze acustiche, l’incastro degli interventi sonici è ben calibrato e ben riuscito. I brani come ad esempio Tom Ara Is Our Elvis e Anatomy of a Lost Battle scorrono veloci e precisi come metronomi, non lasciano spazio a sovraocclusioni concettuali ma colpiscono “lievemente” come necessari e piacevoli oggetti contundenti sonici. E la chiusura dell’ultimo brano che vede il batterista Jacopo Zu nell’inedita veste di crooner postindustriale apre a nuovi scenari ancor più interessanti e trasversali di quelli che gli Zu ci hanno fatto e fortunatamente continuano a farci vedere. Consigliato, come del resto tutti gli altri album della loro discografia.

Voto: 8

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