Basilicata Festival

Report From Potenza 19/20/21 Luglio

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Rocco D’Ammaro

jeff_grace@tiscali.it

Basilicata music net – Live at Potenza 19/20/21 2005

Nomi altisonanti, i migliori gruppi lucani ed uno scenario interessante: sono tre gli ingredienti di questo festival che ha fatto registrare buona partecipazione di pubblico e un affetto inaspettato verso la musica alternativa italiana. Tutto questo si può realizzare grazie ad organizzazioni come “Multietnica” che cerca di produrre, realizzare e divulgare progetti culturali. Grazie a questo tipo di associazioni, le band lucane riescono ad uscire dall’anonimato, a partecipare a festival e a conoscere le band più importanti del panorama nazionale. Ben vengano, altre associazioni come questa. Ma già mi conforta questa presenza nel territorio lucano, solitamente arido di eventi culturali.

19 luglio: è il primo giorno. La locandina recitava implacabile, inizio: 19:30; osservo l’orologio sono le 21.00. Il caldo è torrido, la gente cerca refrigerio in qualche birra fresca, si incomincia a muoversi qualcosa sul palco. Entro nel backstage e vedo gente impazzita, correre da un lato all’altro del palco. Comincia il sound-check ed in men che non si dica ecco catapultati sul palco si intravedono le sagome di tre ragazzi: sono i Bum Bum Baby San, trio rock, da Bernalda (Matera) che ha sul curriculum la vittoria nel “Rock targato Italia” ed è risultata essere finalista dell’Arezzo Wave 2003. La formula espressa dal gruppo è un rock, scarno di tappeti sonori elaborati, rock molto semplice. Ciò che arriva all’ascoltatore è una formula musicale già sentita. Oramai la formula Verdena sembra essere il nuovo verbo per le giovani band italiane, infatti, anche nei giorni successivi troveremo cloni dei fratelli Ferrari.
Dopo un breve show di 20 minuti, salgono sul palco i JoyCut, quintetto da Potenza. La formula espressa dalla band è certamente da ricercare nel genere brit-pop, ma c’è un front-man adrenalinico al punto giusto che riesce a far fare alla band potentina un miglioramento rispetto alla staticità musicale espressa. La formula musicale consta di ritornelli orecchiabili (con chitarre in evidenza) ed incedere lento. L’alchimia della band è rodata ed i testi sono in inglese, c’è tempo ancora per crescere.
Alle 23.00 circa, finita l’esibizione dei JoyCut, i tecnici si muovono frenetici e nervosi; l’impazienza, così come anche i cori del pubblico, aumenta a vista d’occhio. Gli urli si fanno compatti..quando arriva istantaneo il buio sul palco..si sentono assordanti fischi ed ecco comparire sul palco 5 figure..le luci si accendono ed ecco di fronte a noi, i Per Grazia Ricevuta (PGR), la nuova metamorfosi dei CCCP; a capo di questa nuova formazione c’è Giovanni Lindo Ferretti, intellettuale che ha sconvolto l’Italia benpensante sin dagli anni 80 e continua a farlo. A condividere questa esperienza  ci sono altri due personaggi che con Ferretti hanno condiviso gioie, Gianni Maroccolo al basso e Giorgio Canali alla chitarra.
Il primo ( www.giannimaroccolo.com) è oramai elemento fisso dei Marlene Kuntz, partecipa ai progetti solisti di tutti gli ex-CCCP, e mille progetti solisti. Giorgio, invece, si occupa principalmente  del suo progetto con i Rossofuoco. E, nonostante, un divieto di intervista alla band, lo avvicino. Il tono è stanco, ma disponibile.
Il progetto “Giorgio Canali e Rossofuoco” è in fase di registrazione, i provini sono terminati e per fine 2005 dovremmo finire di registrare e ad inizio 2006 dovrebbe uscire il lavoro. L’etichetta discografica è un enigma, in quanto proposte interessanti non ne sono arrivate ed anche per la distribuzione si hanno gli stessi enigmi. L’idea è quella di fare tutto da sé. Ma quest’ultima frase mi viene detta nel mentre in cui Giorgio viene chiamato.
Lo show dei PGR è imperniato principalmente sulla “losca” figura di Ferretti, che sorride a tutto spiano alle urla del pubblico che lo invoca a gran voce. Vino e sigarette, la ricetta di lunga vita firmata Giovanni Lindo. La band macina brani in maniera impressionante…l’affiatamento tra Giovanni, Giorgio e Gianni è notevole ed è emozionante quando il front-man emiliano dà un buffetto agli altri due compagni di battaglia, quando, verso la fine del concerto é soddisfatto del risultato ottenuto. Dopo tanti anni di concerto, il sound è compatto, nonostante la presenza all’interno della band di due nuovi membri, Pino alla batteria e Cris alle percussioni ed al basso. Tutto lo show è imperniato principalmente sull’ultimo disco, “D’anime e d’animali”, ma non si sono disdegnate tracce del vecchio repertorio della band emiliana come Brace e Narko’$. Uno show solido e rodato dalla ormai pluriennale esperienza della band. La serata scorre tranquilla fino a quando il gruppo ci saluta per una breve pausa e completa la scaletta con tre brani, nuovamente tratti dall’ultimo lavoro. La folla chiedeva canzoni storiche quali “Emilia paranoica” o “Spara Juri”, ma Ferretti abbozzava un sorriso, senza accontentare i numerosi giovani lucani presenti. Un boato saluta l’unica apparizione dei PGR nel Meridione italiano.

20 luglio: La serata comincia prima, verso le 20.40 fanno la loro comparsa sul palco i Paraffin, band da Matera. Un quartetto standard con la presenza della voce femminile, il cui genere di riferimento è il pop, come punti di riferimento si possono dare una Carmen Consoli senza voglia di suonare o una Paola Turci in giornata no. Dopo quattro noiosi brani, salgono sul palco i Uaglion ca smania, crew da Latronico, due mc + dj + trombettista/mc. Riferimento è il rap di protesta, mezzo di espressione è sia il dialetto che l’italiano, le basi si appoggiano a sonorità funky e beat. I testi oltre ad inorgogliosirsi, pongono delle tematiche superficiali e già sentite. La scena passa ai Bandog, sestetto di Potenza. Fuori da schemi e da ogni logica musicale, caratteristica fondamentale è la forte presenza scenica dei membri più l’utilizzo di un mimo che donava al pubblico messaggi teatrali e a volte ironici. Le sonorità dure riprendono il movimento post-rock, su tutti i Faith No More di Mike Patton; anche una certa ricerca, non velata, di liricità da parte del cantante la si può associare al geniaccio californiano.
Alle 22.00 circa salgono sul palco gli Yuppie Flu, gli anconetani fanno un cenno di saluto e cominciano subito a macinare note e gli applausi iniziali saranno il preludio ad un esibizione davvero da incorniciare. La band presenta il suo ultimo album “Toast Masters” e la scaletta è imperniata principalmente su quest’ultimo disco, più rockeggiante e chitarristico rispetto a quella gemma indie-pop che è stato “Days Before The Day”. Completamente dimenticati dagli anconetani i dischi precedenti. Show secco che scivola giù tranquillo senza problemi, ma non per questo privo di emozioni. Quando arrivano le note di “Our nature” il pubblico và in delirio e gli applausi continuano sempre più convinti. Quando si arrivano alle note finali “Drained by diamonds”, la pelle d’oca è d’obbligo e gli applausi sono più che meritati per questo quartetto che si merita molto più spazio nella musica italiana e straniera. Emozionanti.
Finito lo show degli YF, breve cambio e in men che non si dica sul palco ci sono i Malfunk. I Malfunk, dopo un breve soundcheck, partono subito con le distorsioni, ma si vede subito che qualcosa non va. Il sound è quello giusto, la batteria (nonostante il batterista abbia imparato i pezzi in soli 2 giorni) ha il groove giusto, le chitarre idem, così anche il basso. Dopo due pezzi non si fatica a trovare il motivo del quid che non rende onore al nome che questi quattro ragazzi stanno onorando. Marco Cocci, il front-man/autore/uomo di spettacolo, non sta bene. Lo show scivola via senza grossi sussulti, la gente risponde con freddezza agli appelli di Cocci e Fefo. Scaletta prettamente improntata sui pezzi “più tirati” della produzione della band toscana, quindi si passa dal classico “Federico tu non stai bene” all’ultimo singolo “Sono il re”.
Nonostante la varietà dei gruppi presenti, il pubblico potentino in questa giornata non ha risposto secondo le aspettative. La presenza non si attesta al di sopra delle 150 presenze, ben poche.

21 luglio: terza e conclusiva serata del Basilicata music net. La prima band a salire sul palco sono i Victoria Règia, trio da Potenza, l’ennesima band clone del rock verdeniano. Propone un set senza infamia né lode. Dopo, senza nemmeno tanta fantasia, si susseguono gli Elenoire da Matera. Rispetto ai primi, questi ultimi hanno, almeno, l’accortezza di cercare di personalizzare il sound verso il noise ed il post-rock. Ma il risultato nonostante qualche spunto interessante, risulta prevedibile, canonico e stereotipato. Dopo la prova dei materani, salgono “on the stage” i LaScentifica, formazione potentina. Il loro stile musicale è possibile inquadrarlo nel rock contaminato di derivazione prog-rock. Il quartetto si distingue per la capacità di cambiamento e bravura dei singoli componenti. Il basso dà il ritmo standard supportato dalla seconda chitarra, mentre alla batteria ed alla prima chitarra restano le divagazioni strumentali. Non sono disdegnate anche incursioni della seconda chitarra ad assumere ruoli da protagonista. Le composizioni sono vere e proprie suite. Ottima conoscenza dei propri mezzi/limiti e possibilità di riuscire ad ottenere qualcosa di buono nell’ambito musicale. Dopo del sano prog-rock, sul palco salgono i Malacima organizzata, crew di Rionero in Vulture che è composta da due mc ed un dj. Il loro show si caratterizza dai continui richiami con gli amici presenti nel pubblico, come se fosse un festival di paese o quant’altro. Buono show ma nulla di cui gridare al miracolo. Infine ad esibirsi come ultima band lucana salgono i Krikka Reggae, la pluripremiata band di Bernalda (Matera), vincitrice di numerosi premi e la fama che li precede è del tutto giustificata. La scaletta dei ragazzi di Bernalda si basa sui brani che hanno maggior favore nel pubblico potentino. Coinvolgere il pubblico, sound e groove giusti: il mix vincente di questi ragazzi, che giustamente sono stati acclamati dal pubblico a fine esibizione. Promettenti.
Neanche il tempo di finire di applaudire e bere una rinfrescante birra che sul palco si sente la voce di Pierpaolo: “Buonasera” e lo spettacolo dei One Dimensional Man inizia. Il trio veneziano polarizza l’attenzione di tutti gli spettatori, ed i più rockettari sono contenti: poghi ed urla. Le dinamiche di basso (Pierpaolo) e batteria (Dario) si intersecano magistralmente tra loro, creando precisione e tranquillità; ad essi si aggiunge la chitarra perennemente in distorsione di Carlo. Questo è il sound ODM, sound solido e compatto, che ricordano i Jesus Lizard dei tempi migliori. Pierpaolo, in evidente stato “confusionale”, sembra recepire tutta la bontà del pubblico potentino e si dona senza fronzoli; cercando sempre un contatto con la platea, pronunciando anche discorsi dal fine politico. Lo show è imperniato sull’ultimo lavoro, “Take me away” ed il boato si ha quando viene suonato il singolo “Tell me Marie”. Ma tutto non poteva volgere per il verso giusto, per tre giorni nessun problema? Mai visto in nessun festival che si rispetti. Ed ecco che a metà concerto il microfono di Pierpaolo incomincia ad emettere fischi, il front-man si innervosisce e scende dal palco, con lui il simpatico Dario e l’ermetico Carlo. Dopo pochi secondi, si riprende e dopo soli tre brani, tra cui uno in italiano dedicato a Peppino Impastato, finisce il concerto e con esso l’edizione 2005 del Basilicata Music Fest live in Potenza.

Un festival che ha visto ottimi punti di forza, ma molti altri da migliorare. Apprezzabile l’impegno di chi almeno tenta a costruire qualcosa in una città vuota di eventi musicali rilevanti. Un sincero plauso all’organizzazione Multietnica, non mi resta che augurare alla prossima.