Paul Westemberg ‘Folker’


(Vargrant/Audioglobe 2004)

“E’ perché adoro la musica folk”. Così Paul Westerberg ha spiegato il titolo del suo ultimo disco. Con semplicità, stessa materia che ne plasma il contenuto. Va aggiunto però a scanso di equivoci che in Folker anche il buon vecchio rock ‘n’ roll non latita. L’ex Replacements delizia infatti con un consueto mix di ballate acustiche ed elettriche, registrate in solitudine nella cantina di casa sua. E sembra di vederlo Paul intento, con le sue chitarre, a limare queste ballate un po’ “straccione”, un po’ pigre.
Il risultato è sulla scia delle ultime opere, ovvero ‘Eventually’ e ‘Suicaine Gratification’, acclamati dalla critica e dal solito manipolo di aficionados nonché del disco realizzato sotto lo pseudonimo di Grandpaboy: più che buono, quindi, pur senza gridare al miracolo, evento – quest’ultimo – comunque ormai abbastanza estraneo al mondo del pop-rock.
Non resta infine da sottolineare il fatto che ‘Folker’ contiene alcuni dei pezzi migliori della carriera solista di Westerberg, da My Dad, dedicata al padre scomparso, a $100 Groom, al finto hit Jingle (“This is my jingle, this is my single…”) che apre la raccolta, fino a Lookin’ Up In Heaven.

Voto: 7

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Autore: s.sparapani@fastnet.it