If Bwana ‘Fire Chorus’

(Ants/Silenzio 2004)

If, Bwana è la strana creatura di Al Margolis, artista attivo sin dai primi anni ottanta e con alle spalle una mole enorme (circa 300) di lavori usciti solo su cassetta, all’insegna della più intransigente estetica DIY; nonché titolare della label Pogus fondata assieme a Dave Prescott e Ken Montgomery e che ha nel proprio catalogo diverse opere di Pauline Oliveros, tanto per fare un nome importante. ‘Fire Chorus’ è un disco scarno, molto scarno, quasi scheletrico nella sua essenza essiccata e dissanguata. Musica elettroacustica/minimalista che si muove come uno spettro su piani di desolazione quasi assoluta, dove ogni forma di vita è stata spazzata via anche se i ricordi di ciò che è stato continuano a riaffiorare deformati in superficie. Solo quattro lunghe composizioni, con allegre atmosfere da deprivazione sensoriale e internamento forzato, in cui la realtà si confonde con gli incubi più spaventosi. La materia sonora che anima il progetto è costituita essenzialmente dalle trasfigurazioni sinusoidali del sintetizzatore Arp di Margolis a cui si sovrappongono di volta in volta campionamenti di varia natura (ma principalmente voci umane), ed essenziali inserti di strumenti acustici. Le composizioni in qualche modo più classiche e riconducibili agli esperimenti tipici dei pioneri del minimalismo elettronico (mi vengono in mente i lavori al sintetizzatore di Charlemagne Palestine) sono posti in apertura e chiusura del disco con Chimes e Accidentally Angelica. Il primo è tutto sommato il brano meno interessante, una sottile onda sonora che si riavvolge su stessa, realizzata riprocessando 8 tracce di campane a vento a cui verso la fine si aggiunge quello che sembra il campionamento di una traccia vocale che diventa una sorta di canto raga. Più significativo Accidentally Angelica, anche questo inizialmente sibilo di suoni circolari che però a poco a poco crescono, si stratificano, e diventano un magma ronzante e scuro in espansione continua a base di Arp 2600, violoncello d’acciaio e richiami per uccelli. Nota personale: la mia copia del CD in questa traccia a partire dal dodicesimo minuto saltava e si bloccava in maniera assolutamente casuale creando dei bellissimi loops! In mezzo a queste due composizioni, un viaggio nel mondo degli inferi, che inizia con i respiri malefici in effetto panning di Fire Chorus e si conclude con l’orchestrazione di clangori industriali e nebulose di voci di Day 8: McKenna’s Brain, vero e proprio maelstrom d’angoscia e morte. “Lasciate ogni speranza o voi che entrate.”

Voto: 7

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