Diva Scarlet ‘Apparenze’

(Mescal / Sony 2004)

Dopo più di tre anni di abbondanti ed importanti concerti (Indipendent Days 2001, spalla a gruppi come The Vines, Subsonica, Marlene Kuntz, Massimo Volume, …) esordiscono finalmente su disco le bolognesi Diva Scarlet, formazione tutta al femminile.
Ora, non che mi aspettassi una rivoluzione nel panorama musicale italiano, ma la delusione c’è: tutto ‘Apparenze’ si muove sugli stilemi di un rock imploso su di sè e fossilizzato, simile a quello di sopravvalutate band nazionali come i Settevite, farcito qua e là con vaghi sentori grunge ripuliti dalle asprezze più evidenti, e riempito di testi poetici e profondi che non riescono a penetrarti e segnarti, ma rimangono in superficie, privi di quella magia che ha dato il meritato successo (una volta) a gente come i Marlene Kuntz.
Un prodotto che ha le sue radici in tutto il rock italiano “alternativo” degli anni ’90, i già citati Godano & soci, gli Afterhours, Moltheni e soprattutto i Disciplinatha, trasposti però in un piano che alternativo proprio non è, o ancora in rilevanti figure femminili come Tori Amos o PJ Harvey, drenate della loro versatilità e rese come bidimensionali.
Musica fine a se stessa, canzoni che scorrono indolori tutte uguali le une alle altre, senza toccare tasti emotivi nè tantomeno scalfire minimamente la memoria, causa prinipale la struttura dei brani, che definire monotona è un eufemismo: strofe seducenti e quiete, ritornello accelerato e più movimentato, non dico duro e aggressivo perchè i suoni vengono appiattiti e plastificati ovunque dalla registrazione, ammorbidendo come già detto ogni possibile asperità.
Tutto sa di preconfezionato e, anche se in fondo ben suonato, scarseggiano fantasia e originalità; e poi sottolineare continuamente (basta andare sul sito) di essere una band tutta al femminile, come se ciò dovesse costituire un handicap… di donne nel rock ce n’è bisogno, forse delle Diva Scarlet un pò meno.

Voto: 5

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