A Toys Orchestra ‘Cuckoo Boohoo’

(Urtovox / Audioglobe 2004)

Tornano dopo tre anni (‘Job’, Fridge Records, 2001) gli … A Toys Orchestra con ‘Cuckoo Boohoo’ (in inglese, il canto rumoroso del cucù), affascinante lavoro uscito per la Urtovox che sposta le coordinate del gruppo dal lo-fi volutamente sghembo di Malkmus & soci al nuovo Indie Pop dai toni barocchi e classicheggianti degli ultimi Blonde Redhead: l’influenza del gruppo newyorkese si sente in più momenti, sia nell’utilizzo abbondante del piano, sia per l’incedere di certe linee vocali (la superlativa Peter Pan Sindrome, 1000 Flaming Dragonflies), ma limitarsi a considerarli niente più che una copia calligrafica sarebbe estremamente riduttivo: echi sintetici inquietanti, captazioni di frequenze elettroniche, strani effetti pupazzeschi, glitcherie e rumori stranianti portati da venti lontani costituiscono un altro rilevante aspetto del paesaggio sonoro dipinto dal gruppo, e vengono in mente Tim Burton e i suoi incubi visti in chiave infantile, di cui ‘Cuckoo Boohooo’ potrebbe essere una splendida colonna sonora… a proposito di colonne sonore, non mancano atmosfere westerniane (Loco Motive) ad un ipotetico crocevia tra Ennio Morricone e gli ultimi Calexico; per non parlare poi di Panic Attack 1 & 2, caratterizzate nel finale da esplosioni di rabbia e disperazione degne del miglior Cobain, o ancora di Elephant Man, 3 Minutes Older e Three Withered Roses, tristi quadri di soli voce e piano, perfetti giacigli nel pianto.
Insomma, il ventaglio sonoro è assai più ampio di ciò che potrebbe sembrare ad un primo, superficiale ascolto, sufficiente comunque a che queste melodie non te le tolga più dalla testa.

Musica per cuori infranti: malinconia, desiderio di solitudine e di fuga in questi acquerelli dai toni morbidi e sfocati, fortemente emotivi, Indie (/tronica ) di altissima fattura ed efficacia e un superbo senso della melodia collocano gli … A Toys Orchestra al livello di band nazionali più note, affini per genere quali Yuppie Flu e Julie’s Haircut… l’unico appunto è, come già detto, che le sonorità risentono forse un pò troppo dell’influenza dei gruppi stranieri di volta in volta in voga, oggi i Blonde Redhead così come ieri i Pavement (che ancora oggi riemergono qua e là, sentire Modern Lucky Man): forse è un difetto sì, ma dati i risultati…

Voto: 9

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