VV. AA. ‘No Disco’


(Shado 2004)

Il motto – tipicamente britannico – che si suole consigliare alle giovani spose recita di portarsi sempre appresso ‘qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e qualcosa di prestato’. Sembra coniato alla perfezione per quel crogiolo di ritmi e chitarre spezzate che formazioni come Rapture e !!! hanno recentemente e prepotentemente portato alla ribalta. Inutile dilungarci sulla genesi avendone letto ormai persino su fogliastri per uomini soli, dacchè il mero fattore musicale è stato scavalcato dal tiro modaiolo che questi suoni possono produrre. E meretrici, certo, mignottaggini (in senso positivo, chè il meticciamento sonoro è cosa buona e giusta. Sovente) siamo d’accordo. Incroci impossibili sulla carta; scale di Escher che portano ovunque. O da nessuna parte. Tutt’altro che illibate, codeste armonie, altro che giovani spose. Ci avevano già provato nei primi anni ottanta numerose formazioni, con alterni risultati (soprattutto di pubblico, essendo rimasto movimento vieppiù sommerso, roba da archeologia sonora), e penso a Konk, Bush Tetras, ACR, Marine, agli esperimenti funk della Disques Du Crèpuscule e via di slap. Oggi, appunto, si pesca nel vetusto mettendoci di proprio irruenza, un pro tools, due preghierine Gang Of Four e orecchie verginelle. Brava è stata l’italianissima SHADO (consiglio ai due o tre che fossero a digiuno il loro interessantissimo catalogo) a fissare su alluminio il particolare momento, giocando d’ambiguità ritmiche e proponendo un menù che oscilla tra l’ieri e l’oggi. C’è di che gioire (oltre che muovere le gambe e il cervello) dinanzi e dentro alle tracce di No Disco, dove l’apertura è affidata – poteva essere altrimenti? – alla storica Contort Yourself di James White riletta in un August Darnell remix (come chi è ? Kid Creole!) e poi si inserisce il turbo con la poderosa Lizzy Mercier Descloux che sputa Fire di Arthur Brown friggendola in un mare di fratture ritmiche prima di far spuntare odori disco (Midnight Mike e la sua Round And Around), o ad una versione sgraziata della stessa (il glorioso Foetus in Wash It All Off). Più in generale è il respiro da rottura di camere stagne e sano gorgoglìo di bassi muffosi e batterie a farsi apprezzare. E cosa poteva esservi a far da traino se non quel piccolo terremoto underground chiamato Me And Giuliani Down The School Yard (A True Story) di !!! (o Tch Tch Tch, o…) contornata da lussuose e lussuriose celebrità, siano esse Mark Stewart (Pop Group, cazzo!), i mentori LCD Soundsystem o i Weird War. E poi un sottobosco di ispirati palestrati pronti a dare la loro personale interpretazione dell’anno domini 2004. Ecco dunque gli enormi The Fox nella cavalcata techno (fosse davvero così la techno) pop di Ride On (ATOC discodub), già ascoltati nella godibilissima raccolta A Touch Of Class; l’ulteriore versione di Contort Yourself posta in chiusura da degli Hong Kong Counterfeit meno ispirati del solito; i Playgroup di Trevor Jackson a ribollire cose nere in Make It Happen. O ancora gli anni ottanta (i pieni anni ottanta) di Drinking Electricity a rimembrare Six Sed Red (qualcuno li ricorda? Mi scriva, grazie) o il veleno cianotico e dark dei Glass Candy che con Metal Gods (Astro Black Stereo Disco Sucks Mix) sparano una curiosissima crasi sonora tra 45 Grave, primevi Cristian Death e Gang Of Four. Che sia dunque la volta del Frankestein techno gotico?Una volta si sarebbe chiamato mutant pop, oggi è solo un’altra delle interessantissime facce del suono nel nuovo millennio. House Of Jealous Ravers .

Voto: 7

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