Blonde Redhead Live At Mamamia – Senigallia (PS)

 

 

 

 

 

 

Dal Rumore Newyorkese Alla Melodia Crepuscolare Europea. Breve Storia E Profilo Live.

Di Leonardo Rinaldesi

leonardo.rinaldesi@aliceposta.it

Gruppo apolide e difficilmente classificabile, i Blonde Redhead escono col loro nuovo album che, con il suo andamento fluttuante, aereo e romantico, si allontana dai rumorosi esordi. Il trio, Amedeo e Simone Pace milanesi di nascita e Kazu Makino giapponese, è la rappresentazione più convincente della New York moderna, città di libertà e sogni, crocevia di culture, destini e stili musicali. La loro forza sta nell’impossibilità di un qualsiasi facile inquadramento e nella loro facilità e velocità a mutare suono e significato, da album a album. Sarà per la molteplicità dei loro interessi e punti di riferimento ma soprattutto per l’originalità del loro inventarsi e raccontarsi in maniera sempre particolare e nuova. La loro attività prende il via agli inizi degli anni ’90, anche se i loro interessi e passioni si rivolgono a qualche decennio prima: il no wave newyorkese di fine anni ’70 e il tropicalismo  che Arto Lindsay e David Byrne dei Talking Heads avevano innestato sulla New Wave di fine anni 80 e, in particolare, i DNA, gruppo storico newyorkese amatissimo dal trio che prende addirittura il nome da un titolo di un loro brano. Nel ’93 esce il loro primo omonimo album prodotto dalla Smells like Records di Steve Shelley e il loro iniziale suono è stato spesso accomunato a quello dei Sonic Youth, gruppo avant-rock per antonomasia, per le stridenti, scattanti composizioni post punk intrise di un noise che non rinuncia alla forma canzone. Dopo i primi album, ‘La Mia Vita Violenta’, ‘Fake Can Be Just As Good’ (con il formidabile supporto dell’amico Vern degli Unwound) e ‘In An Expression Of The Inexpressible’ (in cui inizia una formidabile amicizia/collaborazione con Guy Picciotto, leader dei Fugazi, che dura ancora), gli elementi no wave e post-rock del trio si sono modificati e aperti a pop e melodie sempre più complesse che hanno comportato anche l’ingresso nella forma-canzone dei Blonde Redhead di nuovi strumenti come le tastiere e gli archi per degli arrangiamenti sempre più complessi e sofisticati. Da ‘Melody Of Certain Damaged Lemons’ a ‘Misery Is A Butterfly’ il trio si è spostato verso sonorità più cinematografiche e orchestrali che ricordano Serge Gainsbourg e le melodie europee degli anni ’70, con strani ma efficaci richiami ai Beatles che prevalgono soprattutto in ‘Melody Of Certain Damaged Lemons’ e in particolare nel brano Love Despite Of Great Faults . ‘Misery Is A Butterfly’ è il disco più europeo dei Blonde Redhead, che, con fraseggi alla Battisti (cantautore amatissimo dai gemelli) e armonie crepuscolari, ci racconta suggestioni raramente esplicite, emozioni sottopelle e ricordi sfocati dell’Italia degli anni ‘70 come se i gemelli avessero fermato con una foto l’Italia di loro bambini per raccontarcela adesso, con lo sguardo adulto, dopo vent’anni d’America. Per questo ‘Misery Is A Butterfly’ è un album nostalgico, struggente e bellissimo dove le melodie evocano l’inquietudine e la sensualità che  pervade le produzioni migliori del gruppo.
Il concerto che il trio ha tenuto al Mamamia il 10 Luglio 2004 ha riunito parecchie persone che hanno seguito la successione dei brani con trasporto e partecipazione e soprattutto con la curiosità di ascoltare come un disco non facile come ‘Misery Is A Butterfly’ potesse essere suonato dal vivo. L’impatto emotivo e la resa sonora sono state immediate ma non sempre efficienti a livello acustico: lo stesso Amedeo ammette: “Dal palco non riuscivamo a sentirci bene e il concerto non mi è piaciuto molto, un po’ come quello di Ferrara (Ferrara sotto le stelle-2003- ndr)”. Il cantante chitarrista della band sembra essere invece molto più entusiasta del concerto che hanno tenuto a Milano quest’anno per la presentazione italiana dell’ultimo album. Infatti, la band ha suonato al teatro sperimentale di Milano, ambiente, forse, più consono all’ attuale sound del trio.
Tra i vari discorsi, Amedeo ammette di essere in trattativa per realizzare una colonna sonora di un film hollywoodiano e di aver concesso i diritti musicali in altri due film italiani, uno dei quali era “l’Ultimo bacio” di Muccino. Lascio libero il cantante dei Blonde Redhead con una sensazione di felicità per aver assistito ad un concerto intenso e vibrante anche se tecnicamente non perfetto, ma sicuramente indimenticabile.