Trapist ‘Ballroom’

Quasi un supergruppo, data la presenza di Martin Siewert (Efzeg, Taku
Sugimoto, Fennesz…), Martin Brandlmayr (Radian) e Joe Williamson (Han
Bennink, Tony Buck, Andy Ex,…), il secondo album del trio Viennese
Trapist è un lavoro di rara bellezza, in perfetto equilibrio tra
sperimentazione e puro piacere dell’ascolto. Sintesi delle esperienze di
ognuno, il disco pur non essendo un ascolto immediatamente assimilabile,
si muove leggero, a tratto quasi gioioso, sicuramente fruibile da un
pubblico molto vasto. Significativo in tal senso che il lavoro esca
sotto l’egida di un’etichetta quale la sempre attenta Thrill Jockey.
Stabilisce subito le coordinate del viaggio la suite in due parti Time
Axis
, che dopo una partenza meditata, quasi avesse paura di far rumore,
si muove con fare jazzato per poi sfaldarsi tra battiti d’ali
elettronici e ricomporsi nella seconda parte, stavolta vibrante di ritmo
sinuoso ed ammaliante. Ovunque un grande senso di spazio e di controllo,
in cui ogni nota viene distillata con cura, senza mai lasciare nulla al
caso. Ottimo lavoro di spazzole alla batteria, ed effetti elettronici
discreti, ma efficaci, che s’insinuano tra le note della chitarra di
Siewert per poi dilatare lo spazio; mentre il basso si muove con passo felpato.
Synth in crescendo e
drammatica coda di drones ed electronics gorgoglianti per Observations
took place
, mentre The Meaning Of Flowers nasce distante e soffocata
per poi muoversi meditabonda in un’atmosfera sospesa, con il basso sempre
grande protagonista. Splendidi i 19 minuti finali di For All The Time
Spent In This Room
(non è un titolo bellissimo?), che tra pause e
ripartenze disegna con calma scenari cangianti su un tappeto ritmico
vibrante. A poco a poco l’atmosfera del brano si tinge di
striature di tensione per poi, tra radi e cristallini accordi di
chitarra che ne annunciano la fine, venire lentamente risucchiato dal
silenzio. Un’orchestra jazz in orbita verso Marte, con le note che si
accendono come stelle.

Voto: 8

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