AA. VV. ‘Haunted Weather/Music, Silence And Memory’

(Staubgold/Wide 2004)
La nota di merito per questo mese va alla Staubgold, label che si fa carico di stampare questa doppia raccolta di musiche di matrice prettamente elettronica dove il compositore, critico e musicologo inglese David Toop seleziona la bellezza di 33 artisti a stilare un resoconto sonoro riguardante i temi trattati nel suo ultimo libro: ‘Haunted Weather/Music, Silence And Memory’. Una mole di ben 33 compositori quindi, praticamente la crema della scena elettronica odierna, ognuno con un suo modo di interfacciarsi al presente tramite la tecnologia digitale e ognuno con una personale visione della musica di limite, a dimostrazione di un’incredibile apertura di vedute, di una multiformità di intenti davvero invidiabile all’interno di un’unica scena, ma anche di una certa crisi comportamentale riguardo ad un nuovo modo di porsi rispetto al suono e all’arte in generale. Dentro fuoriclasse del calibro di Oval, Terre Thaemlitz, Matmos, Christian Fennesz, Carsten Nicolai, Ryoji Ikeda, Alvin Lucier, lo stesso David Toop, addirittura Autechre e Pan Sonic e moltissimi altri. Privilegiati in questo caso, più che i suoni creati dal computer, sembrano essere i rumori d’ambiente o comunque suoni catturati dall’esterno, siano essi prodotti da strumenti o anche dall’attrito di rotaie su una ferrovia, o ancora da brusii, da radiofrequenze, da uccelli, gatti e chi più ne ha… Viene fuori una musica d’ambiente nel senso più ecologico del termine, anzi, una non musica che testimonia l’impossibilità di far chiarezza su un argomento controverso come quello del nuovo rapporto creatosi tra uomo e suono dopo l’avvento del digitale. Ed è, ma a ben riflettere lo è sempre stata, musica ai limiti dell’incomunicabilità quella inscenata da mostri sacri quali Autechre, che si confermano ancora in viaggio tra coordinate interdimensionali di suono, con i soliti rimandi analogici e i ritmi che si avvitano e collassano su se stessi, quella di Ryoji Ikeda, proiettato in un ambiente intercorporeo, in un gioco di frequenze sorde con tanto di pulsazione cardiaca, di Chris Watson immerso in un buio apparato sonico fatto di suoni di vento processati, quella dei Pan Sonic, maestri nel gestire clicks e sibili e nel creare ambienti sonori col minor numero di informazioni possibile, dei Matmos e di Haco, entrambi intenti a manipolare pura elettricità, sono soundscapes emozionali quelli allestiti da Christian Fennesz, quelli di Terre Thaemlitz e di Carsten Nicolai che, in collaborazione con Ryuichi Sakamoto, sfoggia una superba e rarefatta suite ambient fatta di frequenze granulari, clicks e piano iperdilatato, sono tutti dei mind trip, ognuno in un universo a se stante, quelli che farete immergendovi nell’ascolto di queste 33 tracce. Una super raccolta quindi, utile anche per fare il punto della situazione sull’elettronica di ricerca meglio proiettata in avanti.

Voto: 10

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