Koji Asano

Elettroacustica ambientale, esperimenti con l’elettronica per un giapponese a Barcellona.

 

 

 

 

 

 

Di Marco Braggion

Riverberazioni di ambienti elettrici

Koji Asano è un compositore giapponese di difficile categorizzazione. Risiede a Barcelona (Spagna) dove compone e lavora con i suoni; dal 1985 diffonde musica tramite la sua casa discografica (Solstice – Asano Music Production). Ha composto musiche per balletti, film e esibizioni di video art. Le sue musiche sono state interpretate da pianisti, gruppi di chitarre, computer, quartetti d’archi e dal suo gruppo di Tokyo (Koji Asano Ensemble). Ha collaborato con molti musicisti differenti. Nel 1997 ha composto un accompagnamento per mostre di scultura a Mosca e in Lettonia. Due anni dopo ha composto un quartetto d’archi per il progetto Megapoles di Bruno Letort, eseguito dal quartetto Smith al Teatro Vingitiéme di Parigi. Nel 2001 un suo nuovo lavoro è stato suonato in prima dalla Banda Municipal di Barcelona.

La sua musica è un’elettronica composta per lo più da feedback e da suoni sintetici in loop, un magma che in qualche modo deve qualcosa ai suoni decostruiti di G. Grisey e dal lato opposto al free jazz di O. Coleman. In ‘Zoo Telephathy’ (Solstice 033, 2003) ha usato suoni di violino (suonato da lui stesso) e field recording per costruire tre tracce che formano un ambiente dissonante che si muove su più piani. Il suono del violino si accompagna al suono dell’elettronica in una sorta di dialogo tra macchine e natura. Il ribollire del suono trattato meccanicamente si insinua nelle corde del violino, per formare una telepatia tra natura e uomo(-macchina?). Il suono del violino trattato ricrea ambienti eterogenei come stazioni della metro con treni che frenano, il volo di mosche o zanzare di qualche zoo musicale, il tuono che è tutti i suoni possibili. Tutto contornato da un substrato di loop, come se un’orchestra d’archi fosse sempre pronta ad esplodere in qualche ricordo varesiano. Partendo da un semplice suono di corda e da suoni ‘catturati’ nelle montagne vicino a Barcelona il cd (che è una suite non divisibile) ci sbatte addosso un caledoscopio sonoro inconsueto, che a tratti sembra un po’ artefatto e troppo involuto.

 In ‘Wind Gauge’ (Solstice 034, 2003) Asano improvvisa al pianoforte ascoltando i suoni della natura (principalmente suoni di cicale o di insetti estivi). Un’idea simile è già stata usata dallo stesso in ‘You Can’t Open the Door Because It’s Already Open’ (Solstice 007, 1997) dove aveva improvvisato con suoni dell’ambiente attorno al castello di Puskin (Russia). Il risultato assomiglia a un certo M. Nyman e a un minimalismo che richiama anche pezzi del concerto di Colonia di K. Jarrett. L’operazione – seppur ambiziosa -sembra di esito infelice. Il suono del pianoforte non si connette al suono delle cicale. Probabilmente doveva essere trattato o preparato con strumenti live electronics. I pezzi sono più interessanti senza il suono degli insetti. I pochi momenti di una qualche intensità sembrano essere i brani più brevi, dove il pianoforte viene usato con un martellato ossessivo, che lascia spazio a una dialettica costruttiva con l’ambiente.

In ‘The Giant Squid. A Collection of Short Pieces Volume 1. Works from 1997-1998’ (Solstice 035, 2003) Asano raccoglie i pezzi mai pubblicati della sua produzione elettroacustica. Forse tra i tre cd ascoltati è il migliore per entrare nel suo mondo. Qui ci son pezzi sia sintetici che acustici. Tra i primi sembra di sentire il suono claustrofobico della grande metropoli (i pezzi sono stati scritti a Tokyo). Il brano che dà il nome all’album è una variazione su un suono di basso che si muove come una lumaca, che si insinua nelle orecchie lentamente, che provoca un sentimento claustrofobico, che costringe l’ascoltatore a una pausa di riflessione sonora, a un ripensamento di cosa e come possono essere costruiti i suoni che ci circondano. In certi punti (date le alternanze tra piano trattato ed elettronica) sembra di sentire gli echi di un Richard D. James non ancora entrato nel club. Sembra di sentire la libertà che può conferire il mezzo informatico, quello che molti aspettano/esigono. Innovazione, libertà, e coerenza. Usare il mezzo non per sottomettersi allo stesso, ma per costruire nuovi mondi.

Il breve viaggio nell’ultima parte dell’opera di Asano sembra sottolineare come il compositore sia stato influenzato dall’ambiente. La tranquillità e forse il sole della città iberica si contrappongono a sentimenti ‘industriali’ che erano presenti nelle prime composizioni. La maturazione sembra tendere purtroppo a una involuzione. Un ritorno ai suoni grezzi ma dotati di maggiore espressività sarebbe doveroso, magari condito con qualche suono d’ambiente non solamente descrittivo o programmatico, bensì espressivo, sintesi di rielaborazione/crescita/espansione.

Per info: Koji Asano Music Production, P. O. Box 43031, 08080 Barcelona, Spain.
E-mail: info@kojiasano.com. Sito web: www.kojiasano.com.