Absolute Zero ‘Crashing Icons’

(m=r.2/ReR Megacorp 2003)

I nomi ed i suoni legati più o meno direttamente ad etichette come “Canterbury” e “Rock in Opposition” mantengono – a tanti anni di distanza dalle loro prime apparizioni – un irriducibile seguito di appassionati ed epigoni un po’ in tutto il mondo cosiddetto occidentale. Nel caso degli Absolute Zero il personaggio di riferimento è il batterista – prendiamo la definizione nel senso più largo – Pip Pyle, protagonista di tante avventure sonore con, citando a caso, i Gong e i National Health; anche se, per dirla tutta, i veri mentori-motori del progetto sono la tastierista e cantante Aislinn Quinn e soprattutto il bassista Enrique Jardinas, (co)fondatore di questo gruppo nel 1979.
Con il nuovo arrivato Pyle i due raffinati musicisti (di formazione anche accademica) hanno architettato questo “Crashing Icons”, CD che contiene quattro articolati brani (difficile chiamarle canzoni, visto che la più breve dura 11 minuti e 52 secondi!) di frammentata complessità, tra “scontata” perizia tecnica e una certa follia sonora. A loro favore va un’attitudine brutale che addirittura li può far accostare agli svizzeri Alboth!, specialmente nei suoni variamente distorti del basso di Jardines; a loro detrimento la voce inamidata della Quinn, forse l’elemento più legato a precisi stilemi anni Settanta (nel caso, Dagmar Krause). Nel complesso, il trio con base a Miami dimostra umorosa vitalità oltre che competenza strumentale: un progetto che ha radici ben salde, ma certo non disseccate.

Voto: 7

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