Happy Trails

“HAPPY TRAILS”

autore: Quicksilver Messenger Service

etichetta: Capitol

anno di pubblicazione: 1969

con: John Cipollina, Greg Elmore, Gary Duncan, David Freiberg.

Questo disco, iniziando dalla copertina e dal titolo (nel quale era lecito cogliere dei riferimenti…), non ebbe molti problemi per entrare nella mitologia giovanile e, pur avendo (il mito) subito qualche leggera scalfittura, a oltre trent’anni dalla sua pubblicazione rimane quale documento imprescindibile della sua epoca. Registrato parte in studio e parte dal vivo, nei due templi ‘coast to coast’ della musica rock Fillmore East e West, si distacca dalla psichedelia più onirica a causa di una vena selvatica che porterà alla definizione di ‘acid rock’. Il gruppo è formato da quattro strumentisti stratosferici (Gary Duncan e Greg Elmore avevano fatto parte dei Brogues, meteora garage nota per una versione extrafiga di I Ain’t No Miracle Worker) e rappresenta il prototipo del quartetto rock con due sei corde, basso elettrico e batteria, una formula che non è stata ancora completamente archiviata e continua a dare buoni frutti. I riferimenti principali sembrano stare nel rhythm & blues di Bo Diddley (sono presenti ben due cover tratte dal suo repertorio), nell’improvvisazione jazzistica e nelle colonne sonore di Ennio Morricone. Calvary, nel secondo lato, è una micidiale cavalcata in crescendo, fatta di fughe, inseguimenti e colpi di scena, la cui estetica spagnoleggiante non basta a mascherare l’influenza del grande maestro italiano. Il primo lato è interamente occupato, invece, da un’allucinata versione di Who Do You Love, con i quattro che improvvisano a turno su uno dei temi più classici di Bo Diddley. L’altra perla sottratta al repertorio del rocker nero è Mona e, al di fuori di ciò, c’è spazio solo per il breve intermezzo di Maiden Of The Cancer Moon e per l’ancor più breve saluto finale… Happy Trails to you.