Melted Men. Piccoli guastatori della quiete pubblica crescono.

Cronaca di un folle concerto (?)…….ma forse era una piece teatrale……no,  un dance party di carnevale con tre mesi di ritardo ….naaaaaa. Una presa per i fondelli? Facciamo il punto su un concerto e  una band di fusi di testa.

Napoli, 27 maggio 2003

 

La serata inizia una decina di minuti dopo l’una di notte. Tra i vicoli del centro storico di Napoli si aggirano due figure inquietanti indossando, l’uno, una maschera per riti africani e uno slippino filiforme, l’altro, un enorme costume da volatile. Camminano in processione come in una messa nera, brandendo e suonando a loro volta un totem che riproduce il suono di clacson e una lunghissima trombetta giocattolo. Giusto il tempo per evitare una secchiata d’acqua gelida sulla testa da una signora affacciatasi dal balcone ed evidentemente disturbata dal casino, che i due continuano la loro processione all’interno del locale, lo Slovenly, tra un pubblico diviso a metà tra il basito e il divertito. Dopo di ché, come se già questo non fosse abbastanza, il delirio. Danze selvagge, sbattimenti a destra e a manca, spintoni al pubblico, bamboline voodoo sventolate sotto il naso degli astanti, ammiccamenti sessuali, giocattoli a molle, enormi forbici di plastica in cerca di qualcosa da tagliare (!). Si finisce poi in piena lotta greco romana con un serpentone gigante di gomma, stile festa di Chinatown. Non si contano gli innumerevoli cambi di costumi, nemmeno fossimo ad una sfilata di moda; e che moda! E che costumi! Di quelli più improbabili: maschera da uomo anziano per costume da bimbo marinaio; pennuti mutanti da isola del Dottor Moreau; esseri spaziali non identificati e chi più ne ha più ne metta; il tutto sostenuto da giochi di luci che nel finale raggiungono standard da rave party.

E la musica? Sapiente collage musicale, techno, noise, campionamenti, una batteria ristretta (non scherzo: praticamente due rullanti del diametro di 30 centimetri), e vari strumenti giocattolo.

In tarda serata, dopo il concerto, ci confessano che in realtà il gruppo è composto da tre persone e che il cantante se n’è tornato in america dopo essersi rotto le gambe, il giorno prima, durante il concerto di Roma. Nessuno si meraviglia anzi: strano che qualcuno non sia spaccato la testa anche stasera.

Alla fine ci rendiamo conto di essere stati anche fortunati dal momento che le informazioni raccolte in giro su internet ci narrano di esibizioni live caratterizzate da petardi, vermi, tartarughe ed altri animali-insetti lanciati sul pubblico (se leggete sul loro sito www.meltedmen.com c’è il consiglio di non andare a piedi nudi ai loro concerti, dato il precedente di uno spettatore morso da una tartaruga!). Bontà divina!

 

Ma chi sono? Americani di Athens (Ge), i Melted Men rappresentano forse uno dei segreti meglio custoditi dell’underground made in usa. Terroristi elettronici, dissacratori, provocatori, teatranti, pagliacci, ma, senza esagerare, anche seri sperimentatori, oltre il puro cazzeggio. Si inseriscono di diritto nel filone elettronico meno ortodosso: V/VM, Ultra-Red, Stock Hausen & Walkmen, Lesser, Disc, Kid606 e quella sana “insanità” (passatemi il gioco di parole) tale da non sfigurare se facessero parte del catalogo Skin Graft, anzi rappresenterebbero il naturale sviluppo elettronico del suono now wave. Non a caso le ultime notizie ce li danno in combutta con la Toyo records etichetta strettamente legatalla Skin Graft.

 

Andare ai concerti è da sempre il modo più conveniente per procurarsi qualche cd. Abbiamo così cercato di colmare le nostre lacune recuperando un po’ di materiale discografico, che a detta dei due, è in gran parte fuori stampa. Accontentiamoci di quello che abbiamo trovato. Perdonatemi dunque le inesattezze che di sicuro seguiranno.

Hanno iniziato le pubblicazioni addirittura nel 1995 (ma dove siamo stati in tutti questi anni?), e in gran parte si tratta di 7’’, 10’’ 12’’ e di uno o forse due CD.

Cominciamo la nostra analisi dal il 10’’ hair it is (1999).  Sette tracce per lato, sedici minuti circa. C’è tutto quello di cui sopra. Campionamenti, vocine manipolate, suoni circensi, minimal techno, incursioni elettroniche come trapani; un mix tra Matmos e Blectum From Blechdom. Per essere del 1999 direi un ottimo risultato.

 

Di un anno dopo è il 7’’ per la “rainbow of decay”, i drink blood, musica da dancefloor per nerd, più sbilanciato sui campionamenti, soprattutto vocali, tanto da farceli accostare ai migliori Stock Hausen & Walkmen. Veramente grande.

 

Del 2001 è invece il loro unico (?) CD vero e proprio. Fangs alot, pubblicato dalla Nerve Rust contiene venti tracce e anche qualche bella novità. Innanzitutto alcuni pezzi sono cantati, come se si trattasse di vere a proprie canzoni indie-rock e quasi lo sembrano. In alcuni pezzi (“butter roll” e “ingroved toenail”) mi hanno ricordato addirittura una versione elettronica dei grandi e, ahimè, scomparsi Brainiac. Poi, ancora,  straordinari inserti di dance-funk micidiale (“fried shrimp”) dalle parti di Soft Pink Truth (ma vi ricordo che i Melted Men li precedono di gran lunga),  scazzi alla kid606, campionamenti divertentissimi a base di rhythm & blues, lounge, soundtracks, voci radio, ma anche suoni al limite della decenza (un rutto mandato in loop nella già citata “butter roll”). In chiusura l’industrial-ambient di “esp from the mummified ribcage”. Ottimo.

 

Quest’anno i nostri hanno pubblicato un nuovo 7’’, abdominal snowman per la “dead mind / nerve rust”. Due tracce che non fanno altro che confermare quello che di buono hanno da dare.La ricerca della forma canzone si fa ancora più concisa, i pezzi risultano più “suonati” e sostenuti da un ricco campionario di percussioni. L’ennesimo centro pieno.

 

Preso finalmente atto di avere a che fare con un signor gruppo, non rimane che la speranza di vederli uscire fuori da questo quasi anonimato. Grandi intrattenitori ed una notevole discografia, interessante e divertente, che è un peccato lasciare nell’oblio perché sono ragazzi che non stanno cavalcando l’onda ma sono tra quelli che hanno contribuito, in tempi non sospetti, ad innescare la bomba.

 

Un ringraziando a Michele Sica che ci ha gentilmente concesso le foto tratte dal concerto di Roma del 26-05-03.

Alfredo Rastelli