Caribbean ‘history’s first know-it-all’

(Tomlab /Wide 2003)

Nonostante la foto della (splendida) copertina sia stata scattata in un grigio parcheggio di Toronto e loro siano di Washington DC, Michael Kentoff e compagni hanno scelto di chiamarsi The Caribbean. Forse per gioco, o forse semplicemente per non essere banali. E la loro musica di certo non lo è: pop sommesso e soffuso, condito con timidi effetti elettronici e masticato in chiave lo-fi. Melodie fumose e sporcate, portate avanti con passo sghembo, ma elaborate attraverso introverse atmosfere. Insomma, come avete già capito, niente che non ci avesse già fatto sentire il signor Lou Barlow, quando si fa chiamare Sebadoh o Folk Implosion, ma qui il gioco riesce bene per una buona scrittura e unità d’insieme. E in mezzo a queste dolci composizioni si scorge anche una piccola perla (In House), che rimanda più direttamente ai migliori Sparklehorse.
Canzoni come quadretti emotivi, raccontate con timidezza e introversione, quasi fossero intimi segreti personali, perfette da ascoltare chiusi nella propria cameretta quando si vuole dimenticare il rumore del mondo esterno e si vorrebbe essere sdraiati, liberi da ogni pensiero, su un’assolata spiaggia tropicale. Dei Caraibi ovviamente….

Voto: 7

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