Air Formation ‘Ends in Light’

(Drive-In Records 2001)

Devono essere cieli sconfinati come quelli raffigurati in copertina (magari quelli d’America, perché no?) ad aver ispirato le nove eteree tracce sonore di questo “Ends in Linght”. Successore di quel muro di distorsione e delay che ci giunse in forma di album omonimo uscito tre anni fa, il presente full-lenght ritrova gli Air Formation in veste ben diversa da quella con cui li avevamo lasciati.
Niente attacchi frontali stavolta: i brani si lasciano anzi ascoltare in modo carezzevole e sereno, lungo le coordinate fuori tempo massimo del suono shoegazing, con fluttuanti dilatazioni dream pop, scie cosmiche di psichedelia tenue ed evanescente (Slowdive meets Lush per intenderci). Ciò che riesce a salvare in qualche modo il materiale della formazione di Matt Bartram e soci è però paradossalmente la loro capacità di eccedere in leziosità e potenziale onirico, di andare appunto sapientemente ‘sopra le righe’. Invece di condurre verso qualche futuribile evoluzione hi-tech un genere ormai boccheggiante, gli Air Formation decidono di ‘catturarne’ la quintessenza, rendendola ai padiglioni degli ascoltatori dopo un trattamento che mira a ripulirla dagli orpelli più wave.
Se fossimo nel campo delle arti figurative non esiterei a definire “Ends in Light”: ‘Puro dream pop espressionista’.
Provate ad ascoltare, tra tutti, un brano come In Formation col suo evolvere naturale in una cascata di grazia infinita, oppure la successiva Still, in cui la melodia vocale appare soltanto in forma di piccoli barlumi, come se il non sentito avesse per la band la stessa importanza delle ondeggianti frequenze in primo piano. Anche se risulta molto difficile descrivere la musica degli Air Formation senza tirare in ballo immaginarie linee di collegamento con esperienze contemporanee come Puressence o gli Aluminum Group più tenui (Long Way Out to Me), bisogna innegabilmente riconoscere loro la non comune capacità di riproporre in maniera credibile la purezza di molte delle istanze del British sound dei primi novanta.
Si tratta quindi, in definitiva, di un disco esclusivamente dedicato agli amanti del genere, ma non per questo del tutto trascurabile: la sincerità espressiva lungo i quasi quaranta minuti del disco è ai massimi livelli e la valanga di deliziose microsensazioni in grado di donarvi è enorme. Una volta abbandonati in caduta libera tra i ronzanti drones della conclusiva Ends in Light, vi assicuro che non vedrete l’ora di risalire sullo scivolo.
Fate il primo sforzo di salire la scaletta e correte a cercarli.

Voto: 7

Link correlati:Drive-In Records Page