The Libertines ‘Up the Bracket’

(Rough Trade 2002)

Non riesco a capire quale politica di pubblicazione stia utilizzando al momento la Rough Trade… specie proprio mentre si ritrova a festeggiare i suoi 25 anni di onorata carriera. Voglio dire… i Beachwood Sparks sono una scelta tutto sommato coraggiosa… sonorità elettroacustiche vagamente seventies, iconografia hippie a cominciare dal titolo del loro album…. Per quanto riguarda i Low… beh, a parte tutto l’hype tardivo che se ne sta facendo in questi giorni… sono da sempre alfieri di un sound retrò senza compromessi… perfettamente in linea col vecchio (mooolto vecchio) spirito della label in questione…
Ora…. io non pretendo certo che una label del suo calibro possa star dietro a quisquilie tipo la denominazione doc sui propri prodotti… (già il disco solista di Adam Green… che operazione indie furbetta…)… ma… i Libertines… (!?!) …questa fastidiosa immagine ipnagogica da dormiveglia post-Strokes… diamine… potevano anche risparmiarcela. Stesso immaginario (guardatevi il video dell’omonima Up the Bracket), stesso “roll ‘n’ roll” (Death on the Stairs), stesse canzoncine seducentemente ruvide (Boys in the Band), stessi tempi da charleston ballato con jeans strappati al ginocchio (Horror Show). “Up the Bracket” sembra davvero la prosecuzione di “Is This It?” dopo un brutto incidente da emulazione ingenua delle gare di Gioventù Bruciata. Le chitarre si addolciscono in alcuni punti, strillano con brave vocine da teenager in altri, ‘tentano’ qualche deviazione ballad wave quasi per sbaglio (Time for Heroes o Begging) e finiscono per arrancare sul piano compositivo in un paio di episodi (Radio America, The Boy Looked at Johnny). Rolling Stones avvinazzati, divagazioni Byrdsiane fuori tempo massimo e psychobilly di seconda classe (non vi dispiace se neanche scomodo il nome dei Jam vero…?) è il massimo che il quartetto di giovinastri in questione può offrirvi.
Peccato davvero, perché il singolo “What a Waster” era tres cariiiino. Sarebbe stato così bello accaparrarsene l’edizione in vinile tra una decina d’anni in qualche bancarella di Camden… e invece ecco tutto il logoro fascino della cosa rovinato da un full lenght da sufficienza e nulla di più.

Voto: 6

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