Collection Of Colonies Of Bees ‘Face (a’

(Crouton Music/Fringes 2002)

Io non faccio niente, ma lo faccio lentamente
(Corrado Costa)

Non so dirvi se il significato rappresenti per me una grossa rilevanza, ma forse è una delle poche, se non l’unica, metafora ascoltata rimasta impressa a fondo nella mia mente. Intendiamoci non stiamo per aprire una discussione intellettuale a riguardo del poeta emiliano, ma semplicemente una breve recensione sull’ultimo disco dei ‘dispersi’ Collection Of Colonies Of Bees: “Face (a”. Quel pensiero credo rispecchi in pieno la poetica fuoriuscita dalle mani del duo di cui Chris Rosenau e Jon Muller, escluse saltuarie collaborazioni, sono i principali artefici.
Diverse volte i due di Milwaukee sono stati paragonati, o meglio accostati, a certi colleghi che portano il nome di Gastr Del Sol, Tortoise ed altri gruppi di derivazione ‘post rock’. Nel primo una minima comunione sembra esserci data dallo stesso spirito minimale assunto dagli strumenti (sempre di chitarre e fluttuosi piani), ma non mi sembra in “face (a” esserci nessun tentativo di aprirsi al sinteticismo jazz -marchio di fabrica- della band di Chicago. In questi ragazzi traspare un’innato senso dell’armonia, il quale mischiato meticolosamente a minuscoli concretismi (voci estrapolate dalla natura), ed una tecnica collagista pregna di fantasia si riesce ad accontentare sia gli ascoltatori più esigenti, che i ricercatori di facili emozioni. Chitarre acustiche, segmenti pianistici, assaggini suadenti d’elettronica a mò di dolcetti, ora vengono arricchiti da una maggiore vena improvvisativa e come dicono gli stessi, dall’aggiunta (molto personale) delle percussioni. A parte Rosenau e Muller a dividersi tra chitarre (immagginarie), lap steel, piano, manipolazioni varie, al loro fianco compare a tratti anche David Mahlmeister con la sua acustica. La vità è tante volte satura di cose superflue, e forse per questo di 8 traccie solo una porta il nome: Mu:Der registrata da un’istallazione presso la “Gallery Night” sempre a Milwaukee. Che dire…se in questo periodo la città con i suoi derivati (caos, indifferenza, superficialità) vi sta stretta, non occorre fare tanta strada, basta sintonizzarsi con i Collection Of… e gli ampi spazi, fino ad ora rimasti chiusi, si apriranno amichevolmente dinanzi a noi. Le (solo) 1000 copie, ognuna con una cover diversa dall’altra, è il personale manifesto della band più ‘dissolvente’, che ci sia in giro adesso. Ogni giorno è diverso dall’altro.

Voto: 8

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