Lali Puna ‘Scary World Theory’

(Morr/Wide 2001)

Poco più di mezz’ora di di tenui splendori, di arabeschi pop elementari e seducenti, di timida electro-sensibilità ricercata e preziosa. “Scary World Theory” è un rarissimo caso di qualità compositiva distillata in dieci episodi di popedelia sintetica stilizzata.
Accompagnata da un team del tutto eccezionale imparentato con gli sperimentalismi soft di Notwist, Village of Savoonga, Tied & Tickled Trio, Valerie Trebeljahr confeziona un gioiellino senza tempo: retrò nelle sue rievocazioni wave, contemporaneo nel suo dolce distacco Post-qualcosa, futuribile nell’accostare sonorità inconciliabili in un unicum trans-genere. Basterebbe seguire soltanto l’ammaliante percorso della voce di Valerie che, dalle suadenze dall’iniziale Nim-Com Pop (capolavoro naive decorato da reiteranti microimplosioni di fuochi d’artificio synth) e della dolcissima Bi-Pet, trasmuta attraverso l’excursus idiomatico portoghese nella staticità quasi informativa di Contratempo, per approdare infine al disincanto di una Kim Gordon cyborgizzata da tappeto Karaftwerk in Don’t Think o da loop dolcemente ossessvi in Come On Home. Musica fotocromatica quella dei Lali Puna, che muta restando immobile, che sembra ad ogni istante debordare senza scossoni, che cala i suoi rivoli sintetici e le sue tessitture pop negli anfratti del vostro animo con delicata e geometrica precisione. Se è vero che nel sound della band tedesca gli Stereolab o i Radiohead sono proprio dietro l’angolo, il mio consiglio è: lasciateli dove sono. Forme d’espressione intense come questa non hanno bisogno di alcuna pezza d’appoggio, tantomeno avrebbero avuto bisogno del presunto ‘lancio’ operato dalle dichiarazioni estasiate degli autori di “Amnesiac”: se un genio di ben altra caratura come Kubrik non è riuscito a far sì che il suo amore per Max Ophuls facese ricordare ai più un solo fotogramma di quest’ultimo…
Godetevi tutta la bellezza e la lucentezza di “Scary World Theory”, il suo uso sapiente di mezzi analogici e sintetici nel trasfigurare momenti di soffusa malinconia in meraviglie pop sobrie e carezzevoli. Godetevi tutta la freschezza di dischi come questo nella spasmodica attesa che l’era del ‘dopo Kid A’ e del cosiddetto ‘pop di nuova generazione’…. non arrivi mai.

Voto: 10

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