Husker Du ‘Warehouse:songs and stories’


Ancora un fermo-immagine sonoro. Da Minneapolis l’insicurezza di essere punk!

Dopo gli esordi da formula 1 (Land speed record), gli Husker Du passando attraverso una serie di dischi importanti ( Zen Arcade, Candy Apple Grey), giungono al lavoro della definitiva maturità.
Ritmiche meno ritmiche, melodie più melodiche, chitarre meno chitarristiche, ispirazione più ispirata……nonostante alcuni fan dei primi periodi non la pensino esattamente così………., un capolavoro.

Mauro Pettinari


Testamento spirituale con tutti i santi crismi: il suono si è un pò “addolcito” ma la melodia e il cantato rimangono quelle di sempre. Peccato che sia finita così.

Marco Paolucci


Il cuore di ognuno che l’abbia acquistato all’epoca va inevitabilmente in frantumi ogni volta che la puntina torna ad accarezzare qualsiasi suo solco. Per opposte ragioni.
Emozioni, Storie, Energia, Melodie, Disperazioni, Grant Hart, Elettricità, Distorsione fanno tutti fatica a rientrare negli appositi scaffali del ‘deposito’ in questione. Ma nel rimetterli sotto l’apposita letterina alfabetica ci si accorge di qualcosa… “e l’irruenza punk?”… She Floated Away and She Floated Away

Mauro Carassai


Non è sicuramente il loro capolavoro ma rimane comunque una pietra miliare dei tardi anni ottanta.
L’avventura Husker Du stava ormai naufragando e Warehouse rimane, dal punto di vista strettamente musicale, un dignitoso epitaffio di una storia che aveva già avuto i suoi onori.
Non mancano i momenti di intenso lirismo ma l’album risulta tuttavia prolisso e appiattito da una produzione inadeguata.
Per quanto mi riguarda il loro picco creativo è stato toccato con New Day Rising e questo loro ultimo lavoro soltanto in alcuni momenti riesce ad eguagliarne la scrittura.

Andrea Palucci


Fra vocalizzi byrdsiani al vetriolo e melodie zucchero(sugar)chitarrose un po mi annoio e un po rimpiango. Sarà nuova alba? Forse ultimo tramonto.

Luca Confusione


Per quanto riguarda me, anche scrivere tre misere righe sugli Husker Du non è impresa affatto facile. La causa principale di tutto ciò (siate clementi) è data dal fatto che: Warehouse:songs and stories è il loro primo disco che ascolto in vita mia. Con l’apertura di These Important Years mi si è sfatata all’istante l’immagine personale di gruppo duro e puro. anche Standing in the Rain merita un succoso ascolto. Aria da college.

Sergio Eletto


Non mi hanno mai proprio esaltato (de gustibus) ma sono un gruppo mitico e a ragione! Lo dimostrano anche in questo “Magazzino”, non uno dei loro lavori fondamentali, comunque: stile inimitabile, la voce di Grant Hart che é la voce di Grant Hart e qualche pezzo che al terzo/quarto ascolto ti si stampa nella mente e poi ti culla ritornando in mente durante la giornata. Massimo rispetto.

Diego Accorsi