Ultrasuoni dalla Pennsilvanya

 

 

Breve intervista con Alfredo de Matteis, responsabile dell’etichetta statunitense Nonresponse. La label rappresenta una tra le più interessanti e innovative realtà nell’elettronica di frontiera. Con base a Filadelfia e con una chiarezza di intenti e di idee sempre più rara nell’attuale marasma sonico di pretenziosità e finti radicalismi, la Nonresponse ha pubblicato recentemente alcuni tra i dischi più incisivi dell’intero panorama ambient isolazionista. “Clinical Imperfections” del trio di improvvisazione sintetica Codec Scovill (in cui figura lo stesso Matteis) con la sua collezione di tragedie concettuali in forma di minimali soundscapes elettro-acustici e l’omonimo album dei Loess, non a caso eletto da Kathodik promo del mese, ne sono le migliori testimonianze. Davvero imprescindibile l’ascolto di entrambi.
Il catalogo Nonresponse (dischi in splendide quanto rigorose confezioni minimali bianco e nero) annovera anche TEAMSHADETEk, duo di laptop music di New York, nonché l’imminente lavoro di Charles Cohen, eclettico personaggio dell’improvvisazione elettronica statunitense noto soprattutto per essere il costruttore del sintetizzatore Buchla Music Easel di cui esistono soltanto pochi esemplari.
Continuiamo a curiosare….

Si può parlare dell’esistenza di una scena elettronica a Filadelfia? Esiste un vivace scambio di idee e collaborazioni tra gli artisti coinvolti nello sperimentalismo elettronico nella tua zona?

Alfredo: C’è qualcosa, ma in generale, è molto poca l’elettronica seria che circola nell’area di Filadelfia.

Puoi riassumere brevemente la storia della Nonresponse? In che cosa consideri la tua etichetta diversa dalle altre?

Alfredo: All’inizio l’etichetta fu concepita prettamente come necessità. Spedimmo alcune selezioni di lavori a una manciata di etichette perché prendessero in considerazione l’idea di pubblicarle, ma nessuna di loro poteva vederci coesistere col loro catalogo di artisti. Per pura frustrazione abbiamo iniziato a rimettere mano su parte del materiale e a sforzarci di creare un concetto uniforme. Dopo un anno passato ad armeggiare in questo modo, ci siamo resi conto che il nostro sound aveva davvero sviluppato solide fondamenta con una distinta ideologia e una propria direzione, ma era anche abbastanza diverso per poter esistere come progetti musicali separati. I primi pochi dischi della label sono concepiti come una vetrina di questa prima fase del materiale archiviato. Stiamo imparando che sobbarcarci gli aspetti economici e amministrativi della pubblicazione della nostra musica può essere davvero scoraggiante a volte, ma anche estremamente gratificante d’altra parte. Essere responsabile di ogni aspetto del ciclo di pubblicazione ci rende pienamente responsabili del nostro successo o fallimento; e in questo modo ci garantisce una vera libertà di espressione priva di qualunque compromesso.

Gli album che ho ascoltato sono molto belli, atmosferici e innovativi. Considerate i lavori della Nonrepsonse come esperimenti avantgarde veri e propri? O ciò che conta di più è la semplice intensità delle emozioni che la vostra musica riesce ad esprimere?

Alfredo: Avere un concetto ben strutturato per ognuna delle nostre uscite è molto importante per noi. Si dovrebbe essere capaci di ascoltare dall’inizio alla fine e trarre la sensazione che si ha che fare con qualcosa di sopra-oggettivo. Una musica senza significati nascosti (o sottostanti) è una soluzione a breve termine (per un problema a lungo termine), è qualcosa che funziona soltanto per il momento, e che è facilmente disponibile. Non siamo una compagnia di intrattenimento, siamo più vicini a un’istituzione di ricerca e sviluppo. I risultati sono estrapolati basandoci sui nostri conflitti personali come entità politiche, e condivisi con un audience selezionata. A volte i nostri risultati non disegnano un quadro del tutto gradevole, così può finire che suonino senza emozione; la mancanza di emozione è un’emozione in e per sé stessa, comunque. Questa “mancanza di emozione” può essere a volte esemplificata dall’uso del minimalismo o delle tecniche di distanziamento ( o isolamento). Sfortunatamente, queste tecniche al giorno d’oggi tendono a cadere nel regno della musica “intellettuale”.

A cosa date importanza nel decidere di pubblicare l’opera di un nuovo artista?

Alfredo: Dal momento che abbiamo iniziato come un gruppo di collaboratori molto unito, siamo stati molto pigri nel guardarci intorno. Stiamo cominciando solo ora a cercare altri musicisti in vista di pubblicare qualcosa dei loro lavori. Per la maggior parte, ci piace ogni lavoro che impieghi tecniche moderne come tentativo di avvinghiarsi a una quantità sempre maggiore di apatia ravvisabile nel nostro tempo.

E per quanto riguarda i vostri attuali progetti?

Alfredo: Siamo molto eccitati per la collaborazione con un nostro amico (un vero “carattere locale”!), Mr. Charles Cohen. Charles usa i suoi strumenti (Buchla Music Easel Synthesizer) fin dalla metà degli anni ’70 per creare un mondo di sculture sonore. La sua profonda conoscenza di strumenti complessi gli permette di raggiungere qualsiasi cosa, dalle tessiture sonore più sottili alle composizioni pienamente orchestrate anche dal punto di vista ritmico. Sebbene abbia sperimentato e suonato regolarmente con altri artisti per molti anni, il suo materiale registrato è quasi inesistente. Recentemente abbiamo coinvolto Charles in un progetto sonoro di quelli che speriamo condurrà alla realizzazione del suo primo album di lunga durata. Comprende le sue registrazioni live (come solista e non) fino a MD. Il collettivo della Nonresponse esaminerà poi l’archivio e organizzerà segmenti alla rinfusa in una manciata di lunghe composizioni. In pratica, abbracciando i suoi concetti e aggiungendo le nostre sottili direttive per arrivare alla collaborazione finale ideale.

Di notevole interesse, per completare il giro di ricognizione sull Nonresponse-pensiero, la lettura sul loro sito della sezione ‘Mission’ con interventi atti a spiegare le loro personali concezioni sull’odierna società post-industriale e i suoi effetti psico-antropologici.

Nonresponse Page
http://www.nonresponse.com

Mauro Carassai