Steve Kilbey ‘Acoustic and intimate’

Un album dal vivo era l’unico elemento mancante nel quadro della produzione di Steve Kilbey, in qualità tanto di cantautore quanto di componente dei Church (il fantomatico il live del gruppo di cui si è vociferato dal lontano 1986 fino ai primi anni Novanta non è mai venuto alla luce così come non si sa bene che fine abbia fatto l’album dal vivo annunciato l’altr’anno dalla Cooking Vinyl, attuale etichetta del gruppo, ma mai pubblicato). ‘Acoustic and intimate’, registrato a Sidney nella primavera di due anni fa, interviene a colmare, almeno in parte, questa lacuna.
Sento di dover essere onesto con chi legge e di dover fare una confessione. Forse perché sono un patito di Kilbey e dei Church, forse perché diversi tra i brani scelti per l’occasione dal Nostro tra i propri e quelli del gruppo sono tra i miei favoriti di sempre, o forse poichè la quiete e la serenità che in quel pomeriggio d’agosto in riva all’Oceano circondava l’esibizione contribuiscono rendere l’atmosfera in qualche modo magica, mi riesce difficile scrivere di questo cd con distacco e, nei limiti del possibile, con obiettività.
Accompagnandosi con una sola chitarra acustica, infatti, al cospetto di un pubblico di affezionati, Kilbey regala, con il suo canto accorato e talora financo sofferto, un’ora di grandi emozioni, cimentandosi con classici dei Church e tracce più o meno recenti del proprio repertorio solista.
Tra i primi si segnalano l’inquietudine amorosa di Almost with you, le cui parole suonano qui ancor più toccanti (“See the dust which fills your sleep/Does it always feel this chill near the end/I never dreamed we’d meet here once more/This life reserved for a friend”) Already yesterday, Under the milky way (poteva mancare?), Hotel Womb, Mistress, l’amara e (si dice) vagamente autobiografica My little problem in tutta la sua desolazione (anche qui versi incantevoli che nell’immediatezza e semplicità del contesto emergono in tutta la loro bellezza: “Remember this day/Remember this room/Remember this singer singing/I remember you/A sudden flash/A sudden light/Abandoning the afternoon as it sinks into the night”) e Buffalo, mentre, tra le seconde, vengono rievocate da un lontano passato, sottraendole all’oblìo, Nonapology, l’avvolgente Othertime e la sconsolata Providence, poetica sequenza di ricordi e rimpianti (“Remember when we were lovers/The things we used to do/The way the wind came through the door/The way it pulled you through/It was over before we knew it/Gone from both our minds/If you get the inclination/just think of me sometimes”) scritta a quattro mani con Grant McLennan per il primo album targato Jack Frost.
Per chi non si accontentasse del materiale sonoro del cd, è pure disponibile una videocassetta del concerto in questione. Una produzione poco più che amatoriale, resa tuttavia interessante, oltre dalla circostanza di essere l’unico video di Steve Kilbey solista disponibile, dall’essere i brani inframezzati da commenti e aneddoti dello stesso Kilbey. In coda, poi, delle immagini tratte da una delle sessioni di registrazione dell’ultimo album dei Church, After everything now this.

Voto: 9

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Autore: info@kathodik.it