Alessandro Morbidelli (a cura di) ‘Canti d’abisso’

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Nicoletta Mandolini

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Non c’è nulla di meglio, per l’estate, di un libro di racconti. Tanto più se i racconti in questione vantano un’ambientazione marittima e stuzzicano quella voglia di avventura che, in spiaggia, prende già solo a contemplare la linea sottile, che delimita il visibile, posta alla fine della distesa acquea o assale nell’atto di immergersi in un elemento estraneo regolato da flutti che trascendono il nostro controllo.

Al mare, snodo di tensioni che invitano, a mo’ di voci di sirene, verso l’altrove, è dedicato ‘Canti d’abisso’, antologia di novelle scure e fresche come è l’acqua marina laddove il cristallino trascolora mano a mano che si prende il largo o si lascia la superficie dirigendosi verso ignoti fondali. Curata da Alessandro Morbidelli per i tipi dell’editrice esordiente Origami Edizioni, la miscellanea si propone come prosieguo ideale del testo collettaneo ‘Onda d’abisso’, pubblicato per L’orecchio di Van Gogh nel 2010 e ben assemblato dallo stesso Morbidelli. Ricalcando i passi del precedente volume, i ‘Canti’ presentano racconti (24 in tutto) firmati da autori più o meno noti del panorama – mai come negli ultimi anni florido ed interessante – della narrativa di genere italiana e conducono il lettore verso scenari marini ignoti in cui il fantascientifico si mescola con la verve sociale del noir, si confonde con trame di derivazione storica o d’avventura, oppure sfuma nell’intimità della narrazione onirica.

Si parte con il suggestivo racconto di Danilo Arona, scrittore di riferimento del fantasy nostrano, posto accuratamente in incipit per abituare l’occhio del lettore alle tinte fosche e misteriose che attraversano, come un lungo brivido, l’intera raccolta. A seguire il bel lavoro di Alessandro Cartoni, membro, come altri scrittori inclusi nell’antologia, del laboratorio culturale Carboneria Letteraria; intitolato “Nella Zona Grigia” il contributo di Cartoni disegna scenari postatomici in cui il mare, infetto e contaminato, è il ricettacolo di una viralità salvifica messa a margine dalla sterilità del pensiero dominante. Nicola Lombardi, con “La casa delle sirene”, traccia il perimetro di un’officina macabra in cui donne diventano sirene al prezzo di dolorose amputazioni inflitte da un sadico pigmalione. L’ottimo “Loro non possono entrare”, a firma dello stesso curatore Morbidelli, è la storia straziante di un’anima persa tra le calli ormai senza spirito di una Venezia inconsolabilmente violata in cui un’avventura giovanile si tinge del colore del lutto e si scontra con la mortifera ingombranza delle grandi navi. Con “Cani d’acqua” di Luigi Musolino ci si sposta invece tra le acque dello Stretto di Messina, dove, come da leggenda, è la Fata Morgana a strappare la vita ai pescatori che muoiono in mare. Ancora di Mar Mediterrano si tratta in “Nuota, Maged”, getto d’inchiostro del collettivo di scrittori che sta dietro al nome Pelagio D’Afro; la lotta del migrante e naufrago Maged, il quale ritrova la propria dignità di essere umano inabissandosi nel mare che culla un esercito di esuli, non ha nulla di macabro e misterioso, ma si serve dell’ambientazione marina per dar voce a un’ancora troppo silenziosa strage vergognosamente politica. Procedendo a salti, si incontra lo sfinito e visionario scritto di Alexia Bianchini, “Avrei dimenticato” (uno dei più suggestivi dell’intera raccolta), viaggio di ascesa dall’oscurità simbiotica dagli abissi marini alla rarefatta e frigida sfera celeste. Virio Guido Stipa, con “L’unità TMAK”, racconta il mare come elemento indomito, sede di una libertà che sfugge ancora alle pretese totalizzanti e totalitarie dei dominanti. “Madre acqua” di Lavinia Petti è una lirica e arcana storiella sul nostos e sul mutare del sentimento di appartenenza. Il sorprendente “I funerali di nonno Kurma” di Carlo Vanin chiude la miscellanea e sembra voler traghettare il lettore verso nuovi lidi in cui il mare, mitologicamente madre e sperma, è il centro focale di un variopinto universo oltremondano frequentato da dei, satiri ed eccentriche creature che si muovono con la leggerezza di un volo da sogno.

Insomma, se è nel punto di intersezione tra la linea orizzontale del viaggio e la linea verticale dell’immersione nelle profondità della coscienza che credete sia collocabile il fascino dell’avventura, se non avete paura del buio e non temete di perdervi nelle algide sfumature di sconosciuti altrove, ‘Canti d’abisso’ è il libro che può affiancarvi e darvi refrigerio su una sdraia al sole.

Link: Andrea Morbidelli (a cura di), Canti d’abisso, Cagliari, Origami Edizioni, 2014