(Arctic Music Records 2010 )
Una ragazza dai lineamenti orientali mi fissa con i suoi occhi verdi. È pallida, glaciale, nivea. Ha dei piercing al naso e alla bocca. Sembra in attesa. Si nasconde dietro dei rami di plastica, fili elettrici che terminano in bulbi di piccole lampadine. Eppure la cosa importante non è lo spazio (dove si nasconde), ma il tempo. Questo sembra suggerire il titolo dell’album “When I’m Not”, disco d’esordio degli italiani Conditionblack.
Quando non siamo noi stessi? A leggere i loro testi, si potrebbe dire che siamo sempre qualcos’altro, alla perenne ricerca della nostra identità: rabbia e disperazione sono le nostre uniche compagne di viaggio. Così si può riassumere il messaggio proposto dai Conditionblack, gruppo alternative rock fondato nel 2006 dal chitarrista Michele Santamaria. Ad accompagnarlo nel progetto, la cantante Sara Giovinazzo, il bassista Francesco Molinelli e il batterista Chris Paris.
Musicalmente l’album passa veloce, leggero che quasi non te l’aspetti. Nove pezzi che sembrano un riflesso degli Evanescence e del loro primo album, quel “Fallen” (2003) che fu il trampolino di lancio per il gruppo di Amy Lee. Nel lavoro dei Conditionblack ci sono ingredienti che rimandano senza dubbio alla band statunitense: le ritmiche saltellanti di chitarra nu-metal, la voce femminile angelica, i ritornelli con melodie suadenti e decisamente orientate al radio friendly. Cercando di mantenersi in equilibrio per farsi apprezzare da chi ama il rock ad alto volume e, al tempo stesso, per strizzare l’occhio al grande pubblico.
Tuttavia, il gruppo di Santamaria non raggiunge l’impatto sonoro dei suoi fratelli maggiori, anche a causa di discutibili scelte di registrazione e mixaggio, che hanno reso gli strumenti neutri e asettici, privi di vita propria. Neanche le soluzioni melodiche possono dirsi completamente riuscite: in alcuni casi mancano arrangiamenti o variazioni significative che sappiano colorare le canzoni in modo originale, mentre invece restano impigliate nelle solite strutture di genere (Terror, In The Opa). Né basta l’introduzione di qualche solo di synth o tastiere on demand per dare valore aggiunto ai brani (Devil Kills, When I’m Not).
Qualche momento interessante, in ogni caso, i Conditionblack lo regalano, azzeccando l’amalgama giusta tra voce e strumenti. Si ascoltino i riff di Bored e Feel The Silence o gli arpeggi di Hidden In The Dark, veri cavalli di battaglia del disco. O ancora l’isteria di Ophelia e la progressione di Nobody Alone, che si dimena tra pianoforte e ritornello elettrificato. Nonostante le buone intenzioni, però, i brani si rivelano per quello che sono: una fotografia sbiadita degli Evanescence. È tutto già sentito.
Forse affiancati da un buon produttore, i Conditionblack potrebbero essere messi nelle condizioni di sviluppare nuove soluzioni per il loro sound, allontanandosi dall’idea di dover piacere per forza a tutti e arrivando ad una propria identità definita. Mettendo da parte gli stereotipi di rock mainstream a cui hanno fatto finora riferimento e sfruttando un potenziale tecnico che esiste. Trovando finalmente se stessi.
Tracce:
1. Bored
2. Feel The Silence
3. Terror
4. Hidden In The Dark
5. In The Opa
6. Devil Kills
7. Ophelia
8. When I’m Not
9. Nobody Alone
Voto: 6
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Autore: nordhwerwolf@hotmail.it