Heather McGowan ‘Duchessa del nulla’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Marco Loprete

marcoloprete@libero.it

«Ogni libro è un mondo misterioso in cui i lettori devono entrare, e sapere troppo sull’autore significa intaccare ciò che lo rende straordinario». Questa asserzione della McGowan, oltre ad essere una dichiarazione di poetica, spiega come mai sul suo conto siano disponibili pochissime informazioni. Quel che si sa per certo, è che l’autrice è nata negli Stati Uniti circa quarant’anni fa e che, dopo un adolescenza trascorsa tra Francia, Belgio e Inghilterra, è tornata in patria, stabilendosi a Santa Monica. Sin dal suo esordio letterario, avvenuto con “Schooling” nel 2001, la critica USA l’ha immediatamente acclamata come una delle voci più interessanti della narrativa contemporanea (“Newsweek” ha incoronato il libro come il migliore di quell’anno). Anche i colleghi non hanno risparmiato complimenti. A tessere le lodi della McGowan, gente del calibro di Jonathan Lethem, Percival Everett, Andrew Sean Greer e Rick Moody, il quale ne ha sottolineato la raffinatezza e la lucidità stilistiche. 

“Duchessa del nulla”, uscito in Italia per Nutrimenti, è la conferma di un talento unico. Ad affascinare, oltre alla costruzione narrativa (un lungo, avvolgente monologo in prima persona dal ritmo incalzante e nervoso), la figura dell’innominata protagonista, una donna ossessionata dall’idea di educare personalmente il fratello (anch’egli senza nome) del proprio compagno (il quale, inspiegabilmente, un bel dì abbandona entrambi), carica di astio verso l’amore, la poesia, con la mente sempre pronta a partorire progetti che non metterà mai in atto e un grosso carico di rimpianti e frustrazioni. Insomma un mirabile incrocio tra l’Hedda Gabler di Ibsen, l’Emma di Jane Austen e la Molly Bloom di Joyce, in cui s’insinuano anche influenze della Sylvia Plath di “Joy of Cooking”. Perfetta anche la scelta dell’ambientazione capitolina. Spiega infatti la stessa McGowan: «Ho scelto Roma per le chiese. E perché è una città che la duchessa troverebbe patriarcale, quasi oppressiva, in un senso religioso, storico ed estetico. E lei a tutto questo si ribella rifiutando qualsiasi forma di descrizione».

Romanzo carico di considerazioni eccentriche sulla vita, i sentimenti e l’arte, di pulsioni autodistruttive, di infelicità e della consapevolezza che con il passato non riusciamo mai del tutto a chiudere il conto, “Duchessa del nulla” è un esempio di grande letteratura e la conferma di come quella della McGowan sia una delle voci più originali del panorama contemporaneo.

Link: Editore Nutrimenti, 2009