Cosmologic ‘Eyes In The Back Of My Head’

(Cuneiform/Ird 2008)

Da casa Cuneiform, un ennesimo disco degno di nota. Il quartetto californiano Cosmologic, capitanato dal tenorsassofonista Jason Robinson (con Michael Dessen al trombone, Scott Walton al basso e Nathan Hubbard alla batteria), vanta un’attività decennale e giunge con ‘Eyes In The Back Of My Head’ al suo quarto saggio discografico.
E ci arriva bene, come meglio non si potrebbe. Nell’ipertrofica produzione musicale jazzistica d’oggi, infatti, i dischi veramente buoni continuano ad essere non moltissimi, e ‘Eyes’, con le sue otto tracce, è indubbiamente uno di questi. Non è un lavoro ostico, al contrario è un disco di free sostanzialmente pacato ed accessibile anche ai non adepti, con riff riconoscibili e cantabili (molto belli i fraseggi e gli unisoni dei fiati), il sostegno creativo della sezione ritmica ed assoli ben calibrati nei quali il fuoco è sapientemente dosato nella cangiante intensità dell’architettura sonora. Ne è un valido esempio la title-track, dove ad un inizio decisamente saltellante con temi all’unisono e sortite solistiche espressionistiche fa da contraltare una coda silente, maestosa e meditativa.
Tra gli altri brani, The Rumpus si giova di un meraviglioso e parossistico assolo di Robinson, Dreams Of An Alternate Future/Remembering The Past parte con un bellissimo movimento affidato all’arco di Scott Walton ad aprire la strada al tema esposto dall’unisono dei fiati, che provoca brividi simili a quelli di una Lonely Woman di Ornette Coleman, cosa che non capita con eccessiva frequenza. Assassino e ipercinetico è invece il tema di Theme For Darfur con un ottimo assolo di Dessen sostenuto in sottofondo da Robinson e gli altri. The Apex In The Whole è contraddistinto da un magistrale gioco di fiati, con il trombone che borbotta ribollente sotto le frasi salmodianti del sax, ed i cimbali a creare un clima di tensione che non esploderà, lasciandoci con una beata sensazione di indefinito.
Insomma, il disco è bello ed altamente consigliato, all’altezza del verbo della Cuneiform, che non smette di sorprenderci con le sue pubblicazioni, sia di materiale d’archivio (ricordiamo i bellissimi live dei Brotherhood Of Breath di Chris McGregor) sia di incisioni nuove. Speriamo che il flusso non si interrompa mai.

Voto: 8

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Autore: belgravius@inwind.it