AA.VV. ‘The Heavy Psych Italian Sounds’

(Go Down Records/Audioglobe 2008)

Accendendo il lettore e premendo il tasto play è come se fossi ritornato adolescente. Ricordo con gioia e un po’ di malinconia i pomeriggi passati in camera con lo stereo a palla ad ascoltare questi chitarroni distorti all’inverosimile che mi facevano saltare come un forsennato, con in sottofondo le urla isteriche di mia madre che mi implorava di abbassare il volume…

Ma gli anni sono passati e benché faccia piacere riassaporare il gusto metallico che tanto amavo allora, questo disco sembra proprio fuori dal tempo (scusate l’involontaria citazione bluvertighiana).

La Go Down Records, etichetta specializzata nel lancio di gruppi di area hard-rock, metal, stoner e affini, espone quindi questa istantanea della scena italiana, inserendo venti tracce di altrettante band dello stivale. Il risultato è un prodotto piuttosto omogeneo a livello generale, ma che mostra tutte le sfaccettature della fascia più dura del rock. Non volendomi dilungare troppo in una analisi di tutte le proposte che offre l’album che risulterebbe fin troppo pesante, mi limiterò a sottolineare solo le più interessanti, almeno a giudizio del sottoscritto.
Ottima la traccia d’apertura Beyond The Grave dei Veracrash, stoner-rock corrosivo che potrebbe richiamare i Verdena più duri; degni di menzione gli Alix, rock più melodico ai quali la voce femminile conferisce un’aurea quasi eterea; quindi il gruppo a mio avviso più interessante del lotto, gli El-Thule, dediti ad un hard-rock psichedelico che crea un muro sonoro di notevole potenza; scorrendo velocemente oltre si giunge ai The Forty Mostachy, figli minori del Josh Homme di “Songs For The Deaf”; la traccia numero 17 ospita i Midryasi e il loro hard-rock venato di psichedelica; il disco si chiude con le deviazioni kyussiane dei Fuckvegas.
Quello che mi chiedo è: quanto hanno senso musiche come queste al giorno d’oggi? L’avanzare dell’elettronica sta spingendo la musica leggera verso una sempre maggiore integrazione di questa nel tessuto pop-rock tradizionale; ora, ripetere all’infinito gli schemi già creati 20-30 anni fa da Metallica, Black Sabbath, Led Zeppelin, Kyuss, Husker-Du (solo per citare i primi nomi che mi saltano in testa) più interessare a qualcuno che non sia un nostalgico di quelle band che all’epoca erano veramente d’avanguardia? Sobriamente direi di no; tuttavia penso che questo disco si saprebbe far apprezzare come colonna sonora di una serata a base di svariati litri di birra in un fosco pub di provincia.

Voto: 4

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