Julien Temple ‘Il futuro non è scritto’

Di Marco Loprete

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Julien Temple è uno che il punk lo bazzica sin da ragazzo. Ai tempi in cui frequentava la National Film School di Londra girava armato di videocamera e seguiva le imprese di Clash e Sex Pistols, in quegli anni non ancora affermatisi. Tra la band di Joe Strummer e quella di Johnny Rotten, Temple optò per quest’ultima, realizzando per i cantori dell’ “anarchy in the UK” svariati videoclip e due lungometraggi, “La grande truffa del rock’n’roll” (1980) ed il più recente “Sex pistols: oscenità e furore” (2000). Nel mezzo, svariate collaborazioni con artisti del calibro di Jagger, Bowie e Kinks e qualche film (tra cui “Bullett” del ’95, col maledettissimo Mickey Rourke e “Vigo – Passione per la vita” del ’99).

Ma Temple, evidentemente, non ha mai dimenticato l’amico Joe Strummer, ed è per questo motivo che ha realizzato “Il futuro non è scritto”, splendido documentario sulla parabola artistica ed umana di uno dei musicisti fondamentali dell’ultimo quarantennio.

La pellicola ripercorre le vicende di Joe, dalla nascita in una famiglia borghese (il padre era un diplomatico) alla morte avvenuta nel 2002 a causa di una malformazione cardiaca congenita. Nel mezzo, la formazione delle prime band, la vita da squatter in una Londra grigia e depressa, l’incontro con i futuri membri dei Clash, gli amori, le vicende che portarono allo scioglimento della band di “London Calling”, le esperienze come autore di colonne sonore ed attore, il rapporto con la moglie ed i figli e l’avventura con i Mescaleros. Il tutto realizzato attraverso immagini d’epoca, interviste ed il racconto di amici, ex compagni di band, colleghi musicisti e fan illustri (tra questi Bono, Jim Jarmush, Matt Dillon, Steve Buschemi, Flea, Anthony Kiedis, Joe Ely, ed ovviamente Topper Headon e Mick Jones, rispettivamente batteria e chitarra dei Clash) riuniti intorno ad un falò, con la voce dello stesso Strummer, presa da un programma radiofonico che conduceva, a fare da collante ad un’operazione che rifugge la retorica e la stanca celebrazione per consegnarci il ritratto di un uomo e di un artista la cui musica e le cui parole, ancora oggi, continuano ad incantare.