Roberto Curti, Tommaso La Selva ‘Sex and violence. Percorsi nel cinema estremo’

 

Di Marco Loprete

 

marcoloprete@yahoo.it

Una precisazione, prima di lanciarsi nella recensione del libro di Curti e La Selva uscito per la Lindau è d’obbligo: cosa si intende per cinema estremo? “È un cinema liminare, votato all’esagerazione e all’eccesso, – si legge nell’introduzione al volume – che si muove ai margini di ciò che è bene e non è bene vedere, corteggiandoli e talora oltrepassandoli”. Non solo: il cinema estremo è anche “uno strumento per buttare all’aria il patto di non belligeranza con lo spettatore, un attacco terroristico ai meccanismi della visione”, in grado di arrivare ad azionare quegli “interruttori inconsci” che producono “il passaggio da uno stato di intrattenimento ad uno di turbamento, rifiuto, disagio”. Il cinema estremo, insomma, nasce per nutrire il nostro lato oscuro, per soddisfare quell’attrazione insuperabile “per il rimosso e l’indicibile”.

 

La molla che ha spinto Curti, redattore di “Nocturno Cinema” e collaboratore del “Merenghetti – Dizionario dei film”, e La Selva, esperto di cinema e new media e collaboratore dei portali www.horror.it e www.thrillernet.it nonché di “Nocturno Cinema”, a cimentarsi con la stesura di un libro del genere è la consapevolezza di come la critica, per lungo tempo, abbia ignorato (o addirittura rimosso del tutto) il cinema estremo, italiano e non. Da qui, allora, l’esigenza di restituire dignità a cineasti sconosciuti al grande pubblico come Herschell Gordon Lewis, Aristide Massaccesi, Brunello Rondi, Nick Zedd, Richard Kern, Jörg Buttergeit, Paolo Cavara; ma anche registi più noti come Ken Russell, Lucio Fulci, Dario Argento, Pierpaolo Pasolini, Tobe Hooper, Andy Wharol, Luis Bunũel, David Cronenberg, Stanley Kubrick, Martin Scorsese e tanti altri.

 

Nel loro imponente saggio (oltre cinquecento pagine) Curti e La Selva dedicano inoltre alcuni capitoli anche a fenomeni quali il cinema estremo orientale, gli snuff movie, lo splatter amatoriale ed il porno estremo, arricchiti dalla presenza di un bell’inserto fotografico. Insomma, come si sarà capito, se questo “Sex and violence” fosse un film, sarebbe stato sconsigliato ai minori di diciotto anni; noi, invece, lo consigliamo caldamente a tutti gli amanti del cinema. Perchè il testo di Curti e La Selva ha il merito di portare alla luce, senza falsi moralismi ed ipocrisie, tutto un sottobosco di produzioni praticamente ignote e di riflettere su fenomeni, culturalmente parlando, scomodi.