White Stripes ‘Icky Trump’


(Warner Bros. 2007)

Una precisazione: chi vi scrive non è propriamente un fan dei White Stripes. Il sottoscritto risulta allergico al revival, in tutte le sue forme e quello dei White Stripes è indubbiamente revival. Il punto è che non è mai corretto sparare nel mucchio: occorre distinguere caso per caso. E il caso “Icky Trump” è indubbiamente uno di quelli che colpiscono. Perchè con questo disco Jack e Meg White (tralascio qui di specificare se siano ex marito e moglie o fratello e sorella, perchè la questione, partita come un gioco simpatico, è diventata ormai noiosa) hanno realizzato un gran disco, uno dei loro migliori (se non il migliore), serio candidato ad entrare nell’elenco degli LP dell’anno.
“Icky Trump” è un album di garage rock abrasivo, fatto di riff brucianti e assoli acidi di chitarra ed organo, il tutto incastonato in strutture spezzate, frammentarie, sicuramente tutt’altro che convenzionali. L’originalità dell’intera operazione si manifesta in pezzi come l’iperdistorta e decostruita title track, la rollingstonesiana You Don’t Know What Love Is (You Just Do as You’re Told), la bruciante ed isterica Bone Broke, il folk stralunato di Prickly Thorn, But Sweetly Worn, che confluisce nella traccia successiva, St. Andrews (This Battle Is in the Air), la quale accelera l’andamento, affida il cantato (che qui, in realtà, diventa parlato) a Meg, e vi innesta le solite asprezze chitarristiche; o ancora, in brani come Little Cream Soda, praticamente un pezzo metal, nel rock n’roll grezzo e veloce di Rag And Bone e nella blueseggiante Catch Hell Blues, con la chitarra di Jack che parte slide e poi si trasforma in un oggetto urlante, isterico.
Disco nervoso, ossessivo, sporco, scheletrico come nella migliore tradizione del duo americano, “Icky Trump” è uno di quegli album che tutti gli amanti di musica rock dovrebbero avere nella propria audioteca. Spettacolare.

Voto: 9

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