Adolfo Caminha ‘Il Negro’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Manuelita Marcantonij

Manuetc@libero.it

Personaggio scomodo del suo tempo a causa delle sue idee liberali e per la vita sentimentale irregolare, preservato da ogni compromesso della maturità da una morte precoce, Adolfo Caminha (1867-1897) in quest’ultimo decennio sta vivendo un tardiva rivalutazione della critica.
Dovrei sostenere che l’opera principe che avrebbe risentito maggiormente di questo riflusso benefico sarebbe indubbiamente “Il Negro”. Ma la nuda e cruda realtà è che di questo esimio individuo io non ho mai, non solo letto nulla al di là del testo recensito e mal tradotto, ma ne ho ignorato felicemente l’esistenza per tre decenni e avrei continuato esattamente sulla stessa strada se “qualcuno” non avesse depositato “anonimamente” un suo romanzo mesi orsono sulla mia scrivania. Ergo, per evidenti motivi, mi limiterò alla “celebrazione” del solo su citato romanzo. Tanto lui suppongo non me ne vorrà!
La trama:
Bom-Crioulo è un uomo di colore. Bom-Crioulo è un fuggitivo. Bom-Crioulo vive nel Brasile del tardo Ottocento. Bom-Crioulo è marinaio su una nave mercantile. Bom-Crioulo non è colto. Bom-Crioulo non è bello. Bom-Crioulo ama l’efebico e giovane subalterno Aleixo. Bom-Crioulo è un personaggio scomodo. Il romanzo, è un romanzo “scomodo”. E’ una storia nata per essere politicamente scorretta, una storia dalle passioni eccessive. E’ un romanzo scomodo non solo per il tema affrontato, (l’omosessualità, il sadomasochismo e la promisquità con i rispettivi giochi di ruolo), quanto il livello tematico trattato: i metodi repressivi per garantire una rigida disciplina nella Reale Marina, (benchè nelle pagine non se ne faccia mai un riferimento esplicito), oggetto – negli anni che seguiranno – di vere e proprie aperte denunce nonchè di rivolte di ciurme esasperate.
Per quanto concerne l’opera in sè, lo svolgimento manca un pò di fluidità, e momenti descrittivi che indugiano lenti che precedono e seguono scene concitate all’inverosimile; il tema del sentimento è trattato con un poco di goffaggine, forse inevitabile per chi non avesse nessun modello letterario precedente non possiede i concetti e le parole per capire quel che accade in lui, e che non sa come definire e spiegare l’attrazione che lo muove.
In ogni modo, se a 110 anni dalla pubblicazione – come ha scritto qualcuno prima e sicuramente meglio di me – continua ancora a “parlare” al lettore, (“Il Negro” è tra i testi obbligatori di numerosi licei americani, n.d.a.), un motivo ci sarà. Rimaniamo in ascolto.