Willard Grant Conspiracy ‘Let it roll’


(Glitterhouse records/Venus 2006)

E’ almeno parzialmente all’insegna della discontinuità il sesto disco in studio degli Willard Grant Conspiracy. Niente di sorprendente per chi ha assistito alle ultime esibizioni live della band di Boston, tirate e rumoristiche quanto basta.
Intendiamoci, il mood folk-rock della migliore band roots in circolazione è tutt’altro che dimenticato, solo in certi pezzi traspare la voglia di offrire una immagine diversa. E’ il caso della lunga title-track rockeggiante caratterizzata da un lungo incipit strumentale, oppure di Breach, elettrica e contrappuntata da fiati. Più Willard – style il resto del repertorio. Bella Skeleton e la slide che l’accompagna. Da segnalare anche una sguaiata e strascicata cover di Ballad of a thin man, naturalmente scaturita dal genio di sua maestà Bob
Dylan nell’anno di grazia 1965. Il pezzo migliore? Forse Flying low frutto anche della penna di Steve Wynn.
Impostata circa un anno fa al Metro studio di Lubiana, come il precedente, stupendo, ‘Regard the end’, l’ultima opera plasmata da Robert Fisher suona fresca e spontanea anche grazie all’oramai collaudato impatto live della band. Merito anche del consueto clan di collaboratori che Fisher coinvolge nel proprio lavoro. Oltre a Steve Wynn da segnalare Chris Eckman (Walkabouts), personaggio da tempo di casa nella capitale slovena, poi Linda Pitmon (Golden Smog), Dennis Cronin (Lambchop), David Michael Curry (Thalia Zedek) e molti altri talenti del miglior sottobosco indie.

Voto: 7

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Autore: sergio.sparapani@libero.it