Boy Robot ‘Rotten Cocktails’

(City Centre Offices / Baked-Goods / Wide 2005)

A Michael Zorn e Hans Möller, identità che si celano sotto il moniker Boy Robot, spetta innanzitutto il grande merito di contribuire allo sviluppo di Ableton Live!, software di riferimento per musicisti nelle loro performance “in diretta”. Questo ‘Rotten Cocktails’ segue il buon esordio di ‘Glamorizing Corporate Lifestyle’, ma ne pare un lontano parente. Laddove il primo dimostrava un sano eclettismo nello spaziare tra generi e atmosfere diverse, il nuovo disco risente dell’ormai (purtroppo) onnipresente influenza electro, che da qualche anno pare non lasci via di scampo.

Beat pronunciati e sottoposti al trattamento in acido, modulazioni di pitch, casse mandate in distorsione ma senza azzardare (Invaders Of Vanity Club Land), eco di una IDM che comincia a mostrare le prime rughe per la sua non più giovanissima età.

We Accept All Our Parents Credit Cards ha la battuta in 4/4 e le tipiche sonorità house anni ’90 che fa quasi tenerezza ascoltarla, un tuffo indietro per ripescare un vecchio standard senza preoccuparsi nemmeno troppo di riadattarlo con (inutili) inserti di modernità, degna di plauso. Live in Vanilla con beat sincopati ed effetti melodici percussivi richiama invece alla mente certe produzioni di Amon Tobin, Bass Booze è la techno di Detroit un po’ svuotata della sua carica energetica originaria.
Super Soccer è una base che sull’album di Tiga farebbe la sua (s)porca figura e, difatti, se accompagnata da una parte vocale potrebbe divenire una hit di sicuro successo nei club europei, come dire, le potenzialità le hanno, ma…

Nel complesso l’ascolto è poco coinvolgente. Il disco sembra manieristico, quasi fosse una dimostrazione di tecnica invece che un’espressione artistica, quasi come se l’attiva di programmatori avesse leso quella di musicisti in prima persona. E così si rimane un po’ delusi, perché da loro era lecito, per non dire d’obbligo, aspettarsi qualcosa di più interessante, più innovativo, qualcosa che si aprisse a nuovi orizzonti piuttosto che fotografare per l’ennesima volta una scena già vista e rivista e a cui, pare chiaro, non hanno niente di significativo da aggiungere.

Voto: 5

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