Kim Ki-Duk ‘L’arco’

Di Aldo Piergiacomi

aldopiergiacomi@libero.it

L’arco (Hwal)
KIM ki-duk
Corea del sud – 2005

Il problema dell’aver visto un bel film d’autore è che dopo dallo stesso regista
ti aspetti di ripetere sempre la stessa emozione (e forse non ti accontenti
nemmeno più…)

E così dopo che sei stato rapito dalla poesia di “Ferro 3” (forse anche per
averlo visto “a sorpresa” in concorso a Venezia) cerchi disperatamente tutta la
filmografia del nuovo prodigio coreano Kim Ki-duk…

Il fatto è che non riesci a trovare niente che lo avvicini lontanamente:
“L’isola” lo avevi sempre trovato forse troppo metafisico, della “Samaritana”
non eri riuscito a farti appassionare neppure alla scarna vicenda e poi di
“Primavera, Estate, Autunno Inverno e ancora Primavera” ne avevi apprezzato solo
la splendida fotografia e nulla più…

Ma tu sei un testardo e non appena esce “L’Arco” non puoi non andare… e così
ti trovi in un cinema freddo e vuoto (ormai solo le multisale sembrano essere
trendy!!!) in emozionata attesa…

Ma purtroppo quello che scopri è un continuo déjà-vu di cose già viste: la
zattera solitaria, il vecchio solitario (ma saggio?), gli sguardi
maliziosi-ingenui della ragazzina, le pericolose cerimonie per la conoscenza del
futuro e i soliti pescatori maniaci…

E’ pur vero che il film parla d’altro: ovvero del confronto fra la naturale
voglia di crescita e di consapevolezza (che passa attraverso la scoperta della
realtà che ci circonda) e l’istinto alla protezione al chiudere in un dorato
rifugio ciò che ora è innocente perché non contaminato dalle brutture del
mondo…

Ma tutto ciò rimane negli intenti dell’autore che invece sembra rivolto
solamente a sottolineare tutti i più comuni topos del cinema orientale…  ed
alla fine rimane solo una sensazione di incompiutezza e di sterilità al punto
che a stento si riesce ad essere coinvolti fino al termine del film…

Comunque da ricordare:
i tramonti su un tranquillo e illimitato oceano
la coinvolgente e splendida colonna sonora (!)